Un giorno senza computer…

Io non sono una computer-dipendente. Davvero. Ok, forse un po’ – nel senso che, on line, passo parecchio tempo -, ma non significa necessariamente che io senza connessione non sappia vivere. Se ho da fare altro, di più urgente e/o interessante, io lo faccio; quando mi capita di leggere un libro particolarmente bello, mi dimentico di tutto e mi lancio nella lettura; quando devo scrivere, me ne frego altamente di internet e mi butto a capofitto sul mio quaderno pieno di appunti; se in tv mandano in onda un film che mi piace, lo guardo; quando devo studiare, non mi collego proprio… ok, forse questa dipende dalle occasioni, quindi lasciatela correre.
Quindi, dicevo, se devo fare altro – qualsiasi cosa questo altro sia – la faccio, e tanti saluti il pc.
Però.
Però quando manca il computer, è tutto diverso. Questo non soltanto per il fatto che non posso accenderlo per fare i fatti miei, quanto perché detesto che una cosa che può servirmi in qualunque momento, non sia lì, pronta per l’uso. E, si sa, una cosa manca proprio quando ti serve necessariamente; un po’ come quando hai un’interrogazione importante e proprio il giorno prima hai un impegno inderogabile, oppure la macchina ti si rompe proprio quando c’è necessità di spostarsi con questa.
Domenica, il filo che collega il portatile all’alimentazione elettrica è morto. E, ovviamente, io evito di usare la batteria quando so che questa può terminare da un momento all’altro e preferisco non usalro, nel caso mi serva per qualcosa di veramente urgente; il pc fisso è ancora defunto, quindi, in mancanza del portatile, domenica non ho potuto usarlo.
In realtà, la cosa non mi avrebbe interessato tanto se non fosse stata appunto domenica, giornata che notoriamente io odio e il cui pomeriggio per me non passa mai (e in un cui non ci sono negozi aperti per andare a comprare il maledetto filo): avevo studiato tutta la mattina, e non è che il pomeriggio mi andasse tanto di rimettermi sui libri; in tv non c’era niente – non che di solito ci siano taaaaaaanti bei programmi, eh! – e voglia di leggere proprio non c’era (non dopo una mattinata piena di epigrafi da studiare, almeno).
E poi, cavolo, mi mancavano DUE miseri capitoli per finire di copiare la mia long fic. E, dato che era l’unico pomeriggio in cui Michele non sarebbe venuto a far lezione, ci tenevo a usarlo per finire di ricopiare tutto. La rabbia quindi mi è salita più per questo che per altro, se ci aggiuntete poi che, ogni volta che provo a mettermi a copiare, spunta fuori qualche cosa di nuovo, tra cui persino l’apparecchiare.
Comunque, visto che non potevo copiare, mi sono detta, quasi quasi mi metto a scrivere, visto che sabato, mentre mi lavavo i capelli, mi è venuta una idea che mi piaceva un po’, e che avevo anche altre storie in sospeso da proseguire. Il risultato mi ha soddisfatta: ho scritto la semi-cretinata di cui sopra (niente di che, ma l’idea di base mi pare carina, anche perché riesco ad usare uno dei prompt di Temportal-mente), ho trovato il modo di usare un altro prompt che non sapevo davvero dove mettere, e mi sono arenata sull’altra storia (XD). Non mi posso lamentare, in effetti, se non consideriamo che, ad un certo punto, siccome non mi ricordavo bene un particolare riguardante Nodame Cantabile (ovviamente, la short fic è su questo manga! u.u) il primo pensiero è stato: "vado a rileggermi il capitolo".
Cosa che, ovviamente, non potevo fare proprio per i motivi su spiegati.
Ma dico io: per anni non ho scritto niente, o comunque nulla che abbisognasse di ricerche; si può sapere perché certi problemi devono capitare quando più vorresti che tutto fili liscio? La prossima volta che qualcuno si mette a ridere per il fatto che in giro ritrovo ancora copie di backup della mia tesi, lo meno. è__é

Una risposta a “Un giorno senza computer…”

  1. I casi di dipendenza da computer esistono, anche se sono meno frequenti di quanto certo allarmismo dei giornali potrebbe far pensare. Però è proprio per chi dipendente non è, ma usa molto il pc per lavoro o piacere o altro, che i momenti senza pc lasciano questa strana sensazione… come quando ti rendi conto all’improvviso di una cosa che è diventata importante poco a poco

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