Pazienza

Bene, sembra che oggi sia davvero la giornata in cui posso autocomplimentarmi con me stessa dire di aver scoperto due caratteristiche di me stessa che non sapevo di avere.

Se infatti il test appena fatto mi ha dimostrato quanto io sia un genio, cosa che infatti già pensavo di essere da tempo,ma di cui ho avuto anche una conferma divina (Ok, ho capito, la pianto, la pianto! ^^), stamattina, all’uni, ho scoperto di avere una qualità che non avrei ami creduto di possedere. La pazienza.

E’ vero, più volte, quando ho raccontato delle avventure accadutermi Bari Nord, Lan ha detto che secondo lei avevo molta pazienza, come è anche vero che non è l’nica a dirmi che sono molto paziente, a volte troppo. Ma nonostante questo, definirmi paziente è una esagerazione. Più volte mia madre mi ha tacciata di non essere mai paziente (oddio, voglio vedervi a esserlo con una ragazza – mia sorella – a cui cercate di spiegare COME si traduce e pretende di saperrne più di voi, o di sbuffare, come per dire "E che mi frega?") e di arrabbiarmi facilmente.

Ma è anche vero che, dopo quello che mi è accaduto oggi all’ateneo, posso concludere che questa mia contraddittorietà non è poi tanto tale, visto che la mia insofferenza si riscontra soltanto con i componenti della mia famiglia. la qual cosa, se devo essere sincera, mi inquieta parecchio.

Tuttpo è iniziato all’ateneo dunque. Stamattina, alle 10 c’era la verbalizzazine del laboratorio di inglese (sì, bravi proprio quello su cui c’ una disputa in corso sul numero di crediti), ma io avevo lezione in aula B (tenete a mente questa aula, ragazzi), quindi ho dovuto aspettare le 10.30 per unirmi alla mischia e verbalizzare il mio laboratorio.

No, ragazzi, non ho esagerato con le parole, perchè in un corridoio strettissimo erano riunite almeno settanta persone per verbalizzare questo benedetto laboratorio. Ora, di solito in una unverbalizzazione che si rispetti, si imbuca lo statino e poi, in ordine alfabetico (o qualsiasi altro ordine vogliate), vengono chiamati i vari studenti che, con libretto in mano, firmano. E invece no. Quest’anno, siccome si tratta di un laboratorio con pochi iscritti (talmente pochi che hanno diviso i corsi per semestre, invece di farne fare uno unico, per due semestri)i,  hanno deciso di trovare un’altra strategia per perdere tempo: prendere statino e libretto dagli studenti e poi, chiamarli per riconsegnare loro il libretto e farli firmare.

Naturalmente, siccome i grupi dei vari docenti di inglese, per la verbalizzazione, erano divisi per fasce orarie, c’erano studenti che arrivavano più tardi e altri (come me) con un certo ritardo e quindi, gli organizzatori, dopo aver finito di ridistribuire gli statini che avevano preso, prendevano quelli degli altri che successivamente arrivavano.

Oganizzati, vero?

Ho aspettato un’ora prima di poter consegnare il mio libretto e il mio statino, visto che io dovevo ancora chiedere a Paul se avevo superato o meno il laboratorio (e per fortuna l’ho beccato mentre andava a prendersi un caffè, sennò chissà quando lo avrei pescato!). Di questo tuttavia non posso lamentarmi certo, visto che sono stata io a non andare prima da lui a chiedere i risultati del mio test. Tuttavia, ho notato, durante il mio periodo di ricerca del mio docente, non era stata effettuata alcuna raccolta di statini, quindi, in definitiva, avrei perso lo stesso quell’ora.

Dunque, consegno il mio libretto con statino quando sono ormai le 11.30 e, in quello stesso momento sento le porte aprirsi e i prof uscire. Oddio, mi dico, sono le 11.30, vanno a mangiarsi un pezzo di focaccia e a fare la loro beneamata pausa! Da qui non me ne vado prima delle 2!

E invece no, scopro dopo pochi minuti: dobbiamo trasferirci perchè c’è un convegno lì. Ora, non lo sapevano prima che lì c’era un incontro (che poi in quella specie di sgabuzzino che è l’aula VII?! Ma altri posti non c’erano??). Ottanta studenti si muovono insieme per i corridoi dell’ateneo fino al dipartimento di lingua e letteratura inglese (in un corridoio, stavolta, dopo c’è almeno una finestra dalla quale entra un po’ d’aria!).

Aspettiamo qui almeno un quarto d’ora, chiedendoci perchè si sono barricati nel dipartimento e non accennano ad uscire, mentre tra di noi disquisivamo sulla perfetta organizzazione di questa verbalizzazione. Quand’ecco al’imrpovviso la porta del dipartimento si apre e una voce solenne e possente ci guida.

"Secondo piano, aula B."

Ora, 100 studenti (percjè nel fattempo arrivavano quelli della fascia oraria seguente) ci dirigiamo nella stessa classe che avevo lasciamo meno di due ore prima. Ma si può?

Contenti che almeno qui potevammo accomodarci, visto che prima ervamo stati un’ora e passa, in piedi, aspettiamo trepdanti il nostro turno. E’ passata mezz’ora e il mio statino non spunta ancora. Insomma, sono davvero così tanti quelli che abbiamo consegnato? Non è che mi hanno chiamato e non ho sentito (visto che, NATURALMENTE, pur essendoci nell’ateneo un kit di microfoni pronti per l’uso, nessuna mente geniale ha avuto l’idea di andarli a prendere ed evitare così di sgolarsi o di urlare ogni due secondi "shhh!" a una folla di ragazzi che si faceva sempre più numerosa)? Non è che, peggio ancora, mi hanno perso il libretto? E questo per due crediti! Due stupidissimi, schifosissimi crediti!!!

Ero ormai torturata da questo truce pensiero (sì, tendo sempre a pensare al peggio, quando sono nervosa), quando all’ìmprovviso mi sento chiamare. Evviva! Corro, firmo e esco (lasciandomi dietro una aula ancora stracolma. Oddio poveretti, non ci voglio pensare!) e guardo l’orologio. Le 12.40. Il mio treno partiva alle 12.42, cazzo!

Va beh, poco male, avevo papirologia da ripetere e Fushigi Yuugi da terminare. E già mi crogiolavo nell’idea di godermi le avventure di Miaka e co, quando intravedo una mia collega. Ok, posso mettere a posto i libri.

Quando si dice che non tutto il male viene per nuocere: non solo ho saputo che quella di informatica degli archivi – al cui laboratorio oggi, no sono andata per quella maledetta verbalizzazione – ha intenzione di farci rispondere a tre domande a mo di prova finale (domande idiote, che non hanno nè capo e nè coda, la mia collega me le ha fatte leggere), ma anche che, per la questione delle tasse, il termine di pagamento è stato prorogato fino al 7 giugno (si sono sformati molto, vedo -.-) e che possiamo andare in segreteria a richiedere il modulo da compilare sul nucleo familiare e il reddito. Bene, almeno una notizia semipositiva, ogni tanto!

Arrivo a casa, morta, alle 13.50, con una fame da lupi. Saluto, mi siedo, pronta per gustarmi uno dei mie piatti preferiti, spaghetti aglio e olio. E.. ho già agguantato il boccone, che mia madre mi dice "Nu, Antonella si è dimenticata il sale". Oddio, erano così dolci da fare schifo. Ma porca misseria, per una volta che non ci sono io a dosare il sale?? E, oltre a questo, c’era anche il peperoncino, cosa che io ODIO e che sento, per quanto poco se ne possa mettere.

E così, il mio agognato primo è svanito come una bolla di sapone, dolce e piccante. Sigh!

Va beh, poteva andarmi anche peggio! Potevo restare fino alle 15 all’università e prendere il treno delle 4.15, perchè avevo peso quello delle 3.10. E sono riuscita pranzare e soprattutto, mia sorella non mi ha avvelenata mettendo, al posto del sale qualche altra cosa non ben identificata. 

E poi, ragazzi… HO FINITO INGLESE!!! L’anno prossimo farò il secondo livello di spagnolo (tutto, pur di non studiare più quella lingua  è_é), ma.. non guarderò più in faccia l’inglese!!! Non avrò più nessun prof che mi dà compiti e test da fare, e non avrò più risultati che mi faranno venire il batticuorenell’attesa di scoprei il famigerato verdetto! Addio, lingua tanto odiata! Adesso avrò a che fare con l’inglese solo se e quando ne ho voglia. Che gioia, che felicità!!!! Cosa voglio di più dalla vita?

4 Risposte a “Pazienza”

  1. Sì, io intendevo più che altro pazienza nell’accezine che ha indicato Lan. Molti infatti ieri hanno iniziato a lamentarsi, e non poco, per tutta la situazione.

    Mi raccomando studiare inglese e cercate di imparare ad usare il computer!” XD anche io mi libererei volentieri dall’inglese ma ho il sospetto che ci tormenterà a vita :p



    Ehh lo so! Ma lasciatemi crogiolare un po’ nella mia ilusione! ç_ç

  2. Ora ti spiego, fuori, all’università o nei posti di lavoro raramente le persone perdono la pazienza perch* cercano in ogni modo di apparire il più professionali possibili

    (fischiettando) Beh, non dico che per me perdere la pazienza significa spaccare tutta la baracca, questo no, ma ti assicuro che se c’è qualcosa che non va non faccio finta che tutto vada bene…

    Infondo non la trovo una cosa meno professionale o educata: c’è un contrattempo? ok, lo sopporto, ma non nascondo che mi ha fatto girare le scatole, in stile Paperino XD…

    Poi tutto dipende, immagino, dal modo in cui lo si dice o lo si fa capire (questo sì, perchè non me ne andrei in giro per l’università a bestemmiare), ma non per una questione di professionalità, bensì per una questione di educazione…

  3. Cara Naco 🙂 prima di tutto sappi che al corso che sto frequentando uno dei professori che è annche il dirigente di una ditta farmaceutica ci ha detto “Ragazzi il futuro del nostro paese si basa sull’uso del computer e sull’inglese! Mi raccomando studiare inglese e cercate di imparare ad usare il computer!” XD anche io mi libererei volentieri dall’inglese ma ho il sospetto che ci tormenterà a vita :p

    Seconda cosa, la pazienza è una “qualità” molto importante solo che ci si può definire pazienti quando si riesce a stare calmi in situazioni in cui si sarebbe liberi invece di dire ciò che si vuole. Ora ti spiego, fuori, all’università o nei posti di lavoro raramente le persone perdono la pazienza perch* cercano in ogni modo di apparire il più professionali possibili, è nel nucleo famigliare o tra gli amici più stretti che si vede se uno ha pazienza, perché è li che proprio perché si conoscono le persone e non stiamo a preoccuparci del loro giudizio diciamo tutto quello che vogliamo.

    Quindi dovresti rivedere il concetto di “pazienza” 😉

    Diciamo che comunque te la sei cavata xD

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