Le avventure di una laureanda [Parte Prima: il libro maledetto]

Quando si scrive una tesi di laurea, si sa, le avventure, con il reperimento dei libri, possono capitare. Ne ho sentite tante, da parte dei miei colleghi e, almeno alla triennale, devo ammettere che sono stata fortunata in questo senso: dovendo occuparmi di diritto d’autore e copyleft, materiale ce n’era in abbondanza, sia nelle biblioteche, sia proprio on line (altrimenti che copyleft è?).
Poiché la tesi di questa volta verte sull’editoria multimediale, se è vero che qualcosina l’ho trovata lo stesso in internet, è anche vero che mi sono data da fare in giro per le biblioteche di tutta Bari e provincia, comprando anche quei testi appena usciti, e quindi non ancora disponibili nelle biblioteche locali.
La storia che sto per raccontarvi vede protagonista proprio uno dei libri che più cercavo per la tesi, avendo letto da più parti che era molto importante per
l’argomento da me trattato.
Come ogni bravo studente che non vuole spendere troppi soldi, ho fatto un giro sull’OPAC dell’università di Bari, per vedere se qualche biblioteca aveva la famosa monografia. Che fortuna! Mi dico io: si trova a lingue, biblioteca centrale della facoltà. Nel frattempo, per caso, ho scoperto che a La Feltrinelli c’era una copia (con un altro libro che mi serviva e che quindi ho comprato);
tuttavia, ovvviamente, mi sono rivolta prima alla biblioteca.
Avrei dovuto capirlo dalla faccia di Tania, quando le ho detto dove ci saremmo recate, che non avrei trovato nulla di normale, in quella biblioteca. Appena entro e chiedo quel che mi serve, specifico alla tizia che io sono una studentessa di lettere, non di lingue, e che mi serve il libro per la tesi.
Ovviamente, io mi aspetto che la donna mi dia il foglio da far firmare al prof. per avere accesso ai libri (la cosiddetta malleveria). E invece no. Lei mi spiega che, per poter prendere un libro dalla biblioteca, dovrei:
– farmi scrivere la malleveria dal mio prof. diretta alla biblioteca Corsano (la biblioteca centrale della facoltà di lettere);
– farmi scrivere, dalla direttrice della biblioteca, una lettera che mi permetta di poter prendere i libri in prestito dalla biblioteca di lingue.
No, non si tratta di un manoscritto inestimabile del ‘500, come sarebbe logico supporre da tutta questa trafila, ma di un comunissimo, schifosissimo libro di 95 pagine che posso trovare benissimo alla Feltrinelli.
La mia espressione da “ma sei scema???” dev’essere piuttosto palese, perché mi fa: “Ma puoi consultarlo qui, se vuoi. E fare qui l fotocopie.”
“Tutte?” chiedo ironicamente.
“Eh, no, massimo…”
“Eh lo so, 15%”, puntualizzo io, sottintendendo un “Secondo te perché volevo portarlo via? Per sport?”.

Ora. Considerando che andare 7 volte a Bari per fotocopiare di 15% in 15% alla volta non mi andava proprio, né tanto meno fare tutto quel macello per un libro del genere, decido di andare alla Feltrinelli e comprarmelo direttamente.
Non so se lo sapete, ma la Feltrinelli di Bari conserva i testi di biblioteconomia e archivistica in fondo alla libreria, in basso, al ripiano che nessuno caga e su cui molti appoggiano i piedi per poter leggere più comodamente (e rovinare gli altri libri, ma questo dettaglio sembra non interessi a nessuno). Quindi, potete immaginare in che condizione si trovano quelle povere pubblicazioni.
Il testo che cercavo io, proprio per questo motivo, e tenendo anche conto che è microscopico, aveva una copertina ridotta piuttosto male – roba che neanche i libri della scuola elementare li ho mai ridotti così.
Vado, con Grazia, dal responsabile, con il libro tra due dita, mostrandogli la mia espressione più schifata (credetemi, non che fosse difficile). “Scusi, ma è l’ultima copia?” chiedo.
Quello guarda il libro, cerca sul pc e annuisce:
“Sì. Ma se vuoi, posso farti uno sconto del 10%”.
Su 7 euro, 10% sono 70 cretinissimi centesimi (senza contare che mi devono pure ringraziare che tolgo quella schifezza dalla circolazione), ma va beh, alla fine è il principio e non volevo aspettare chissà quanto per la copia nuova.
Annuisco e mi porta alla cassa.
“Allora, sono 10 euro.” mi fa lui sicuro.

Resto un attimo ferma, cercando di razionalizzare quello che ho sentito. Da quando gli sconti ti fanno pagare di più? mi chiedo istintivamente. Ma forse ho sentito male io…
“Come scusi?” chiede Gra al posto mio.
“10 euro.” Conferma lui. “Sono 11 euro, con lo sc-” Il tizio volta il libro per avvalorare le sue parole e rimane fermo per qualche secondo, con il libro in mano e lo sguardo fisso sul prezzo, che è ovviamente diverso. Abbastanza sconvolto, fa una rapida ricerca e ci spiega che il prezzo è aumentato, ma che non era stato aggiornato sulla pubblicazione.
Quella merda di 95 pagine a 10 euro non la compro manco se fosse fondamentale per la tesi, penso. Il poveretto mi guarda e sono sicura che capisce subito le mie intenzioni, perché si affretta ad aggiungere “No, va beh, ti faccio lo sconto sul prezzo di copertina.”
E meno male, eh! Meno male che non ho ordinato una nuova copia!

Ora, voi vi starete sicuramente chiedendo quanto mi sia servito quel libro, quante cose fondamentali per il mondo dica, visto il prezzo folle. Bene: potrà anche essere utile per qualcuno, ma a me non è servito a niente. E meno male che tutti gli altri libri lo inseriscono come fondamentale per l’argomento nelle loro bibliografie, eh!
E quei 6.30 € buttati dalla finestra non mi sono ancora andati giù.

4 Risposte a “Le avventure di una laureanda [Parte Prima: il libro maledetto]”

  1. Mah., guarda: considerando che l'avevo visto da un po' di tempo alla Feltrinelli – sempre nelle medesime condizioni -, può essere benissimo che fosse l'unica copia rimasta. Comunque, ci ho pensato anche io e mi sono detta che, la prossima volta che ci andrò, controllerò se per caso ci sarà una nuova copia (controllando, ovviamente, sia ristampa che prezzo di copertina).

  2. Oooh, le adorabili tragicomiche trafile che a viverle è una palla ma a raccontarle sono soddisfazioni (almeno per me, ma anche a leggerle, in piccola misura – nel senso, non sono sadico).
    Comunque a me la storia dell'ultima copia non convince. Sono due volte che mi trovo un libro rovinato (uno aveva un quarto di copertina tagliuzzata e uno l'angolo della sovraccoperta piegato), che chiedo se ne hanno un'altra copia e che ricevo un no come risposta (senza neanche la possibilità di avere uno sconto, eh). Tra l'altro erano libri abbastanza sfigati (come il tuo, azzarderei dalla tua descrizione), il che mi fa pensare che non è possibile che ne ordinino una copia massimo due, a meno che non lo richieda una persona soltanto. Lì scatta il sospetto di essere stato fregato. Nah, siamo noi in malafede.

  3. La verità… è che ho avuto seriamente paura per il responsabile della Feltrinelli, quando ti ha detto Dieci euro… ti ho anticipato il salto alla giugulare! XD

    Gra

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