Incatenata!

Visto che l’altra esperta di mutande mi ha taggata, non posso esimermi dal fare questo giochetto anche io! XD
Il gioco consiste "nell’indicare onestamente dieci cose che mi riguardano e che probabilmente chi legge il blog non sa, e infine indicare altri dieci martiri che dovranno sottoporsi al medesimo gioco per non risultare dei vecchi barbagianni poco 2.0.
Ora, tenendo conto che sono poche le cose che racconto già di mio, vediamo se riesco a trovarne almeno dieci che non ho ancora detto…

1) Un mio racconto ha superato una selezione per partecipare ad una antologia, che verrà distribuita nelle librerie. Non chiedetemi quale e quando: ve lo farò sapere a tempo debito. Ma anche no.

2) Poche cose riescono a drogarmi davvero e, tra queste, ancora meno i cibi. Però ci sono cose a cui non si può resistere. E non voglio neanche, a dirla tutta. La cioccolata bianca, per esempio. O un bel gelato al limone. D’estate, d’inverno, in primavera e in autunno.

3) Ancora oggi, a distanza di anni, continuo a sognare di dover frequentare un improbabile sesto anno del liceo. E questo, nonostante, nel sogno stesso, io sappia che sono diplomata, che sono all’uni e, adesso, che sono pure laureata. E nonostante tutto devo frequentare ‘sto cavolo di anno, e mi dispero, perché di tornare indietro al liceo non se ne parla. 

4) La prima volta che vidi una fanfiction in vita mia era il 2000, avevo da pochi mesi un 56k ed ero terrorizzata all’idea di fare casini. Si trattava di una serie di storie su Il mistero della pietra azzurra di un certo Max, che si legavano anche al film. Ne lessi le prime due, mentre le altre (da quanto ricordo il ciclo era composto da sette storie) le persi strada facendo; era cambiato il metodo per avere le storie e comunque non ho mai saputo se le ha completate tutte. Ancora oggi, ogni tanto ci penso e mi piacerebbe rileggere le prime e finire il ciclo.

5) Il signore degli anelli è uno dei pochi romanzi che mi sono rifiutata di continuare: arrivai a pagina 50 e capii che da lì non mi sarei più mossa. Da quel momento, odiai tutti i romanzi del genere fantasy classico.

6) Io non conosco il giapponese. Cioè, qualche espressione ormai la capisco, come riesco anche a capire un giapponese se mi chiede qualche stupidaggine e soprattutto mi aiuto con l’audio giapponese per i sottotitoli inglesi – ancor peggio spagnoli e francesi, che ricordi pochissimo –  e non il contrario, come sarebbe logico e umano; ma di conoscere la lingua veramente, non se ne parla. Quindi, io, nonostante ascolti musica giapponese, non capisco un cavolo di quel che canto, a meno che abbia cercato la traduzione del testo – e anche lì, conosco il senso, ma mica associo tutte le parole alla traduzione, come potrei fare in inglese -; eppure, ci sono delle canzoni che ho ascoltato così tante volte, anche senza aver letto mai il testo e tanto meno la traduzione, che conosco benissimo, come se mi fossi messa d’impegno a studiarmi il testo.
E’ da malati, lo so.

7) Io dovrei seriamente smetterla di uscire di casa. Da quando mi è tornata l’ispirazione per scrivere e sono piena di idee, ecco che non riesco a non mettermi ad origliare le conversazioni per trarre spunto per racconti, a guardare le persone per scoprire possibili personaggi (e magari coppie), ad analizzare luoghi, come possibili location per i miei racconti.  Persino se vedo un bel ragazzo, non penso che sia tale per me, quanto come personaggio di una storia.
No, fermatemi.

8) Quando andai al cinema a vedere Ponyo sulla scogliera, di Miyazaki, a fine film ero talmente rimbecillita, che per tutta la strada, dal cinema alla stazione (un quarto d’ora) continuai a cantare la canzoncina, con la gente che continuava a guardarmi e a chiedersi giustamente se mi avessero lasciata scappare da qualche casa di cura.

9) Quando ero piccola, mia nonna era talmente terrorizzata all’idea da cosa sarebbe potuto accadere se mi avesse lasciata un secondo (macchine, rapitori, qualunque cosa) che, pur abitando a due minuti da scuola, luogo che tra l’altro era sulla stessa strada di casa mia, quindi bastava affacciarsi alla finestra che mi avrebbe vista, fino alla fine delle elementari lei mi accompagnò a scuola; alle medie, invece, chiese ad alcune prof di accompagnarmi a casa. Insomma, per farla breve, ho iniziato a poter andarmene da sola a 13 anni. Ovviamente, come potete capire, avevo una paura folle.
A volte i parenti rovinano davvero i piccoli, sì.

10) Vi ho mai raccontato del dado Knor? Sì, insomma, una volta me lo mangiai convinta fosse un cioccolatino. Faceva schifo e al solo ricordo, ancora oggi, mi viene la nausea.
Sono cose che lasciano il segno, oh.

Lo passo a… chi lo vuole, se lo prenda! XD

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