Considerando varie considerazioni

Me ne sono accorta per caso, rileggendo gli ultimi post del blog e facendo caso alla loro datazione: è da un po' che già è tanto se riesco a scrivere un post al mese.
Credo che tutto sia iniziato dalla fine del 2008, perché, fino a quel momento, riuscivo a scrivere molto di più. Inizialmente pensavo che dipendesse dal fatto che utilizzavo la scrittura per altre cose – racconti e recensioni – ; poi, mi sono resa conto che la cadenza dei post è persino diminuita da quando anche la stesura di storie si è ridotta.
Non nego che all'inizio la colpa sia stata della connessione. Spesso non riuscivo a postare, mi faceva cadere ogni due per tre e mi seccava scrivere un post, magari chilometrico, e poi litigare con il mondo per poterlo inserire sul web; a tutto questo si è aggiunto il fatto che mi sia iscritta su Facebook, luogo in cui è più facile sfogarsi in un momento di qualcosa e su cui, tra l'altro, ho linkato anche il mio blog e quindi anche la voglia di parlare di qualcosa o qualcosa è andata diminuendo.
Oddio, detta così sembrerebbe che la colpa sia del social network in questione, quando invece non è proprio così. Tanto per cominciare, non sono mai stata tipo da parlare di qualcuno, su queste pagine, facendo nomi e cognomi, anche quando l'identità dell'oggetto della conversazione era più che palese ai più. Ai più, non a tutti, però. E poi, c'è da dire che sono io ad aver voluto mettere il link di questo blog al profilo FB, nessuno mi ha costretta. E, a differenza di quelli che scrivono anche quante volte vadano in bagno ma poi se la prendono con il social network accusandolo di essere una piazza, non mi nascondo dietro nessun dito. Non ho mai capito quelli che scindono le proprie identità, volendo a tutti i costi nascondere quello che fanno sul web, perché magari non hanno raccontato in giro che scrivono, oppure perché si vergognano delle proprie passioni. Io adoro scrivere, adoro leggere, adoro i manga, voglio studiare il giapponese e non vedo perché vergognarmi di qualcosa che amo, che mi fa star bene e che mi ha permesso di conoscere tante persone. Io sono io: sono Nunzia, quella che s'incontra per strada, e sono Naco, quella che potete cercare anche su Google. Quando, anni fa, io e Riccardo ci incontrammo in quel di Palermo, il suo commento fu «Sei uguale alla chat». Certo che sono uguale, mica cambio: io sono me stessa, con i miei pregi e, soprattutto, i miei difetti e quando le persone impareranno a capirlo e ad accettarlo, sarà meglio per loro.
E comunque, sempre restando in tema FB, sono anche sicura che, anche se qui sparlassi di X o Y facendo nome cognome e indirizzo, non credo che qualcuno dei miei contatti sia così interessato alle mie vicende da ricordarsi che io ho un blog nel quale scrivo i fatti miei e venire qui a leggere cosa io scriva; anzi, molti di quelli che non solo ne conoscono l'esistenza, ma che ogni tanto commentano e leggono, quando capita che cito un post, mi dicono tranquillamente che «Non passo dal tuo blog da un po'», oppure «Davvero? Non ho letto niente!».
La verità quindi è che non c'entra niente né FB, né la connessione traballante, né altro: semplicemente, non ho voglia di raccontare quello che vivo, sento, penso a nessuno. E se ne sento l'esigenza, lo faccio con quei tre-quattro gatti che sanno di cosa sto parlando, ai quali non devo speigare niente, ma basta citare il nome che già capiscono che cosa sta succedendo.
A volte, mi chiedo se la voglia di scrivere aumenterebbe se chiudessi questo blog o mi spostassi su piattaforme che erogano servizi come il poter rendere disponibili i post solo a chi si vuole, tramite pass o creazione di gruppi – come iobloggo o livejournal. Dopo due secondi, però, l'idea passa: sono affezionata a questo blog, io; ne ha viste tante, il poveretto, ha un template che adoro e ogni tanto mi piace tornare indietro nel tempo e leggere i vecchi post della vecchia me che la pensa ancora in un modo su certe cose, o che ha cambiato opinione su altre, anche se non l'avrebbe mai pensato.
Mi chiedo se questo sia solo un periodo e se, come mi capita quando leggo troppo poi ho bisogno di una pausa per disintossicarmi, poi ricomincerò a scrivere non dico un post ogni giorno, ma almeno con una certa frequenza. Sì, ma di cosa? La mia vita ultimamente è piatta come una tavola: a parte il viaggio in Calabria, non mi succede niente di rilevante dalla laurea, quindi non vedo che cosa potrei raccontare al mondo che possa in qualche modo interessargli. Se persino quando frequentavo scrivevo poco, figuriamoci adesso. Posso provarci, certo. Ma non so se ci riuscirò e, soprattutto, se mi andrà di provarci.
Mi sento come una barca a vela che si sta lasciando guidare dal vento senza pensare alla meta né tanto meno se ci sarà. Mi chiedo se mai incontrerò una tempesta che mi desterà, oppure se continuerò così per molto, o, ancora, se troverò presto un porto in cui approdare.
Anche se forse, nel mese di agosto, sarà un po' difficile.

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