11 Settembre 2011

Ci sono avvenimenti che non si possono dimenticare, dovessero passare dieci, venti, cent'anni.
Per quanto mi riguarda, non credo che dimenticherò tanto facilmente quel martedì di dieci anni fa.
Mi ricordo che la scuola non era ancora iniziata. Dovevo frequentare il quarto anno e quelli erano gli ultimi giorni di festa. Quel pomeriggio avevo letto un po' e poi, alle quattro, ero andata in cucina per vedermi una puntata di L'incantevole Creamy: erano anni che in TV non lo trasmettevano e quella era una delle mie puntate preferite, anche se non ricordo bene quale fosse. Ricordo soltanto che premetti sul 6, aspettandomi di vedere già i capelli verde-scuro della piccola Yu oppure le pubblicità per bambini che mandano in onda sempre quando trasmettono i cartoni.
Lì per lì pensai che fosse un film. «Accidenti alla Mediaset!», fu il il mio pensiero, conoscendo la loro abitudine di cambiare i palinsesti all'improvviso (e, a pensarci bene, dopo dieci anni, non è che la cosa sia cambiata, eh! -__-). Perché, cavolo, non poteva essere altrimenti: un aereo che va a lanciarsi contro le Torri Gemelle poteva essere solo la scena di un film. Neanche un secondo dopo, la voce e il volto dei giornalisti mi fecero realizzare all'istante di cosa si trattasse: non era un film; era tutto vero. «Che stai vedendo?» mi chiese mia madre, spuntandomi alle spalle.
Non dissi niente e indicai il televisore. Del resto, non c'erano – e non ci sono ancora – parole per descrivere quello che vedemmo, quello che capimmo in quel momento.
Non ricordo bene cosa accadde nei giorni successivi: sicuramente tanti servizi, di cui ricordo pochi, terribili fotogrammi (non che sia una novità, una notizia che viene sviscerata fino a farci nauseare, figuriamoci, poi, per un avvenimento del genere!); ricordo anche le parole della mamma di un'amica che lavora in banca: «Seppi che qualcosa di terribile era accaduto, quando vidi la Borsa americana cadere in picchiata da un momento all'altro.»
Mi chiesi, e mi chiedo ancora, cosa avessero fatto di male quelle povere persone che andavano solo a lavorare per sfamare la propria famiglia, perché gli esseri umani facessero, e facciano, così schifo da ammazzare gli altri – gente innocente – per il proprio tornaconto, perché dev'essere sempre homini lupus, perché non può starsene a casa propria a vivere la sua vita senza rompere le palle agli altri.
A questa domanda non ho mai trovato, e penso che nessuno troverà mai, una risposta.

Ieri sera, qui c'è stata la notte bianca e la cover band degli U2 cantàò questa canzone in ricordo delle vittime di quel giorno.
Voglio farlo anche io: per loro, per quelli che sono morti o sono rimasti feriti dopo, a causa della guerra, e per coloro che sono rimasti in vita, a piangere e a disperarsi per i propri cari.
Questa canzone fu scritta per un altro avvenimento e nel 2001, quel giorno, non era domenica. Ma, alla fine, c'è davvero una differenza?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.