Le 20 domande che ti faranno vivere meglio

Su Facebook, si sa, girano sempre un sacco di sciocchezze, link deprimenti e altri idiotissimi. Però, ogni tanto, ne capita qualcuno veramente carino, da cui si può tratte anche qualcosa d’importante. Questo, per esempio.
Ho provato a rispondere a queste 20 domande e mi sono accorta che, sì, è vero, possono aiutare davvero a capire qualcosa in più di sé e, magari, a risollverare un po’ la propria autostima.
Proprio per questo, ho deciso di condividere con voi le mie risposte. L’ho sempre saputo, ma ultimamente ho ancora più consapevolezza di quanto per me scrivere, anche semplici risposte a domande come queste, può essere catartico e può insegnarmi molto di più di me stessa che qualsiasi seduta di psicanalisi. E spero che questo esercizio possa essere utile anche a voi.

1. Cosa sei in grado di fare oggi che non sapevi fare un anno fa?
So usare alcuni programmi per la modifica dei libri digitalizzati che abbiamo in biblioteca; non del tutto, ovviamente, ma piano piano sto imparando sempre nuove funzioni. So leggere katakana e hiragana (cosa che prima non mi riusciva per niente, nonostante abbia provato ad impararli diverse volte) e fare frasi minime in giapponese. So schedare dei documenti d’archivio.

2. Ultimamente qual è stata la cosa a cui hai pensato di più ?
All’idea di comprarmi un lettore e-book. Davvero, leggo troppo e i libri – come tutto – costano sempre di più. E poi al fatto che vorrei riuscire a completare il mio tirocinio in archivio; tuttavia, fra questo caldo torrido, che non mi fa proprio venir voglia di andare fino lì, e il tempo che manca, non penso che ci riuscirò tanto presto.

3. Proprio ora, in questo momento, cos’è che desideri maggiormente?
Andare al Polo Nord! XD

4. Se ti trasferissi dall’altra parte del mondo, cosa ti mancherebbe di più di ciò che hai oggi?
Mi verrebbe da dire, niente. Ma poi penso che, dall’altra parte del mondo, mi mancherebbe sicuramente la mia lingua, che amo da morire, e la vita che in questo momento sto facendo. Ovvio che, se e quando mi trasferirò, questa sarà finita, ma probabilmente mi mancheranno le persone conosciute, che non potrei vedere quando voglio. E, inutile negarlo, gli agi del vivere in una casa di cui non ti devi occupare tu.

5. Come ti vedi tra un anno?
Tra un anno il servizio civile sarà finito, quindi probabilmente disoccupata, che cerco di riprendermi dall’esame della scuola di archivistica – che so essere a giugno – e dal corso di giapponese – che spero di proseguire ancora. O a studiare per la scuola, se gli esami dovessero essere a settembre.

6. Quali sono le caratteristiche che cerchi in un amico?
Non cerco molto, a dire il vero. Cerco qualcuno che mi accetti per quella che sono, con i miei gusti, i miei pregi e, soprattutto, i miei difetti. Cerco qualcuno che non sia troppo diverso da me, perché, inutile negarlo, i latini avevano ragione quando dicevano similes cum similibus.

7. Rifaresti qualcosa che non hai fatto per paura di sbagliare?
Per paura di sbagliare, o meglio di non essere all’altezza, non ho fatto tante cose, così tante che neanche mi ricordo più quali. Ma, sapete cosa? Non ha senso recriminare adesso. Con i se non si va da nessuna parte; l’importante è, adesso, non fare lo stesso errore, provarci e buttarsi. Se si pensa che ne valga la pena.

8. Hai realizzato oggi ciò che un tempo volevi, quando eri bambino?
Da piccola volevo fare l’astronoma, poi la maestra, poi ho voluto lavorare con i libri. Adesso lavoro in una biblioteca, ho fatto doposcuola e l’astronomia ogni tanto ritorna – magari in un semplice seminario, in uno speciale televisivo o citata in qualche film. Quindi, potrei dire: non come me l’ero immaginato. XD

9. Lo realizzerai, o hai ancora intenzione di realizzarlo (se la risposta è stata no)?
/

11. Consideri la vita breve o lunga?
La vita non è breve o lunga; la vita è come la si vive o quanto la si vive. Ci sono vite che si spengono presto, altre che invece resistono al tempo, ai dolori e ai malanni. Io credo che l’importante sia, quando arriva il momento in cui la propria vita giunge al termine, poter pensare di aver vissuto pienamente, di aver fatto quello che si desiderava e di essere felici per quello che si è vissuto ed avuto.

12. Ci sono problemi che rifiuti di affrontare?
Molti, a dire la verità. So benissimo che far finta che non ci siano non li cancella, ma per un po’ li cancella dalla tua mente. Ma, tranquilli, niente di importante – cioè, almeno credo. XD

13. Qual è il tuo principale difetto?
Difetto è qualcosa che sai essere sbagliato, e questo ci riporta alla domanda successiva. Diciamo meglio: il principale difetto per gli altri, che è meglio.
Io so di essere una persona molto con i piedi per terra che, per quanto scriva storie fantastiche, comunque sa che il mondo è reale e che i film esistono solo nella propria testa. Questo mi porta ad essere cinica verso il mondo, acida, perché sentire la verità nuda e cruda, per molti, è essere acida, e, causa varie cose che non sto qui a dirvi – e che magari riferirò in presenza del mio avvocato a chi è davvero interessato a conoscerle – il mio livello di sopportazione, nel giro di alcuni mesi, è calato drasticamente. Oltre ad essere una persona che ha poca, pochissima – diciamo nulla, a volte – fiducia nel genere umano.

14. Hai intenzione di migliorarlo?
Assolutamente no. Sono stata per troppo tempo stupida e cieca, mi sono lasciata sopraffare da persone che non meritano un’unghia del mio mignolo del piede e non ho alcuna intenzione di ritornare indietro. Se non vi va bene, quella è la porta.

15. A cosa non potresti mai rinunciare?
Ai libri. E, quando ci riesco, a scrivere.

16. Se te stesso di un anno fa ti facesse visita, sarebbe contento di quello che troverebbe?
So che sono monotematica, ma ultimamente l’unica cosa di cui davvero m’importi è il futuro lavorativo. Se tenete conto che, di questi tempi, l’anno scorso, mi rompevo dalla mattina ala sera, senza niente da studiare o bambini a cui fare lezione, terrorizzata che la mia vita proseguisse così, potete immaginare come farebbe i salti di gioia nel vedermi adesso.
Forse si stupirebbe – anzi, diciamo pure che non ci crederebbe proprio – nel vedere come alcune persone siano letteralmente scomparse dalla mia vita e sicuramente si stupirebbe non solo della scomparsa in sé, ma proprio del fatto che la cosa mi ha toccata, ma fino ad un certo punto. E, sicuramente, sarebbe felice di conoscere certe persone splendide che ho conosciuto, sul lavoro, ma soprattutto fuori.
E spero che anche la me di quest’anno sarà fiera di quella dell’anno prossimo. Perché, credo, la prima e unica persona a cui bisogna rendere conto non sono gli altri, ma se stessi.

17. Quale è il ricordo più felice della tua vita?
Potrei dire quando mi sono laureata alla triennale, ma soprattutto alla specialistica, perché, quel giorno, ci laureammo quasi tutti insieme; invece dirò quando ho scoperto che il mio affetto per una persona era ricambiato. Mi brucia ammetterlo, ma è quello il ricordo più felice che ho.

18. La più grossa soddisfazione che hai mai avuto?
Ce ne sono varie e tutte relegate all’ambito dello studio. Ci sono stati professori – al liceo, proprio quando tu sei più debole e cerchi un po’ di autostima e forza – non mi hanno mai fatta sentire qualcuna che può valere qualcosa. Tipo quella d’inglese, al liceo, secondo cui io la fluency (oddio, a dirla ora mi viene ancora voglia di menare qualcuno!) non l’avrei mai avuta. Non fu d’accordo la madrelingua inglese, che all’esame mi fece addirittura i complimenti per il mio compito, ché non aveva neanche un errore (anche se mi spiace dover ammettere che il suo complimento non è riuscito a farmi passare la convinzione che quella donna mi mise che io l’inglese non lo so e non lo saprò mai).
O ancora, la prof di latino e greco, secondo cui io valevo solo 7, quanto a scrittura, mentre secondo quella di italiano “Non potevo avere di più, perché il mio stile era troppo semplice”. Non sono state affatto d’accordo tutte le persone che mi hanno fatto i complimenti per i miei racconti, le mie recensioni e, soprattutto – ed è stata questa la soddisfazione maggiore – il professore di filologia classica, che al compito scritto, mi mise 30 e fu l’unico della giornata, in una classe di più di duecento persone, né i professori che, sia alla triennale che alla specialistica, in seduta di laurea, davanti a centinaia di persone, mi fecero i complimenti per come scrivo. O la professoressa di letteratura latina, che mi mise 30 all’esame.

19.Se ti dicessero che stai per morire, cosa faresti?
Oddio, quanto tempo avrei? Vorrei fare un viaggio intorno al mondo, per quanto mi è possibile, per vedere quello che amo di più. Con due o tre persone care. E, se mi rimane qualche minuto, andare dalle persone che mi hanno sempre trattato come una merdina e restituire loro il favore. E non ditemi che non si deve essere vendicativi,perché non ci credo.

20. Ti senti felice? Cosa ti manca per esserlo (se la tua risposta è stata “no”)?
Nì. Dipende dai momenti. Sono felice quando sono in biblioteca, quando sono in mezzo ai libri, quando qualcuno mi chiede dov’è una collocazione, o quando insegno loro come si usa l’OPAC. Sono felice perché le mie conoscenze sono utili a qualcuno, quando IO sono utile a qualcuno. Ma sono anche triste, quando mi rendo conto che se dico o faccio qualcosa io, sono io la sbagliata, mentre, se lo fanno gli altri, quella cosa è buona è giusta (e peggio ancora quando poi gli altri si lamentano della cosa per cui mi sono già lamentata io, ma, ehi, io sono acida, loro no, quindi loro se ne possono lamentare!). Sono triste quando vedo che a gente a cui vorrei che la mia esistenza interessasse almeno un po’, se ne frega completamente, anche e soprattutto nelle piccole cose

21. Hai notato che manca il punto .10? 🙂
Sì, ma non vale, perché copiando le domande, ho letto questo punto prima di arrivare alla domanda 11. XD

Una risposta a “Le 20 domande che ti faranno vivere meglio”

  1. La scarsa stima dei professori al liceo – più ancora, di quelli le cui materie si sono poi affrontate all’università – dev’essere una costante del nostro segno. A me è successa una cosa identica con quella di latino, che mi ha detto chiaro e tondo in faccia che secondo lei io “non ero in grado” di studiare quelle materie. Cioè in sostanza mi ha detto che ero deficiente, e questo a ridosso dell’esame di maturità e della scelta dell’università: una cattiveria inutile. Ci sono rimasta molto male, ma alla fine me ne sono fregata e ho preso lo stesso quella strada. Chiaramente non l’ho fatto per rivalsa nei suoi confronti, ma anche io, di fronte ai risultati riconosciutimi da professori universitari giusto un pelino più autorevoli di lei, più di una volta avrei voluto andare a cercarla schiaffeggiarla con il libretto.
    E’ dura, a volte, schivare l’invidia degli dèi. ;D
    Comunque la tua esperienza mi conferma quello che pensavo, e cioè che difficilmente i professori del liceo capiscono qualcosa degli studenti che hanno davanti. :/

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