Biotronic

Da quant’è che non mi succedeva? Da quant’è che non leggevo un libro in meno di tre giorni – e ce ne avrei messi anche meno, se durante questi giorni di vacanza non fossi uscita? Probabilmente da quando è iniziato l’anno nuovo. Probabilmente l’anno scorso, con i 47 libri che ho letto, ho fatto un po’ troppa indigestione e adesso non ho più voglia di vederne uno, a parte quelli dell’uni, mi sono detta quando ho notato che il Genji Monogatari è sempre lì, nella colonna di destra.
Ma non è soltanto questo. All’inizio dell’anno, mi sono tuffata nella scrittura, finendo più di 50000 parole di Un giorno, per caso e spin off in un mese e mezzo e impegnando altrettanto tempo per ricopiarla al pc e rivederla. Non che qualcuno mi stesse dietro con una pistola, eh; semplicemente era la mia testa a non voler far altro. Ero ossessionata. Scrivevo come impazzita, perché altrimenti la mia testa sarebbe scoppiata, se non avessi messo per iscritto ciò che vedevo davanti ai miei occhi. E questo, nonostante fossi conscia che dovessi preparare due esami – anzi, nonostante li preparassi e nonostante i miei pomeriggi fossero impiegati dalle lezioni a Michele.
Poi, sono iniziate le lezioni. E mi sono ritrovata con una pila di manga infinita e il tempo a disposizione centellinato. Mi sono ritrovata le mattine piene di lezioni e i pomeriggi divisi, tra università e doposcuola. E dopo tante ore, la voglia di leggere e di vedere anime mancare, perché la testa faceva male e gli occhi non sopportavano altri maltrattamenti.
E, mi dicevo, tanto c’è il treno. Ma dopo il treno all’andata e prima del treno al ritorno c’erano le lezioni. C’erano – e ci sono – le tavole di Cordasco da leggere (documenti pubblici e privati, di cancellerie normanne, federiciane e pontificie); c’erano – e ci sono – le lezioni di Magistrale, di Sisto, della Vantaggiato. E c’era la consapevolezza che la vista se ne andava con loro, mentre la mano indolenzita chiedeva pietà. E c’erano i manga che andavano letti prima di tutto, perché andavano restituiti, mentre a quelli se ne sommavano altri ancora. E c’era l’idea che forse nel periodo di esami sarebbe andata meglio.
Poi, l’altro giorno, mi è finito per le mani un libro di Sophie Kinsella. Autrice che amo, nonostante la sua saga più importante mi faccia un po’ schifo. E c’ero io, sul treno, che per una volta non avevo gli occhi troppo stanchi e la voglia matta di ricominciare a tuffarmi nella lettura come sono sempre stata abituata a fare. E così, quasi per caso, ho iniziato la lettura di un libro preso pochi minuti prima, ignara che nel giro di un giorno ne avrei letto la metà. E ignorando che in pochi giorni l’avrei finito.
Probabilmente per i più questa cosa non avrà senso, ma per me, ne ha tanto. Chiudere un libro, arrivare alla fine, per me, è come concludere un racconto scritto di mio pugno: un mondo, quello che ho conosciuto in quelle pagine, mi dice arrivederci dopo avermi donato tante emozioni, positive o meno, poco importa. E sono felice di aver constatato che, probabilmente, non mi sono rammollita, ma sono ancora in grado di leggere tanto e per tante ore.

Quando avevo paura a navigare troppo su Facebook avevo ragione. L’ho scoperto un giorno, qualche tempo fa, quando vidi mia sorella giocare a uno strano gioco. Si chiamava Biotronic, mi disse, ed è simile al tetris. Qualche giorno dopo, in uno di quei momenti su descritti, in cui non avevo davvero voglia di vedere e leggere niente, mi dissi che era arrivato il momento per sprecare il tempo in un modo diverso dal solito, così mi decisi a giocare la mia prima partita.
Partita seguita da un’altra, da un’altra ancora, e poi ancora. Sì, me ne sono drogata. E questo mi spaventa un po’, devo dire. C’è da dire, che a me, di raggiungere punteggi alti, non interessa. Quindi, poco mi importa se prendo pochi punti, perché i miei occhi non sono corsi troppo veloci verso la combinazione giusta; a me piace semplicemente perché posso staccare il cervello e lasciare che l’istinto lavori da sé. Che poi sia un altro modo per giocarsi la vista, su questo sono d’accordo, ma c’è da dire che almeno la parte cosciente (o incosciente, è uguale) del cervello fa altro. Devo smetterla di scoprire certe droghe, decisamente.

Ho finito di postare Un giorno, per caso, (senza spin off) e mi sento malissimo. No, davvero. Non riesco a pensare a quando smetterò di avere davanti anche il file dell’altra, a quando potrò accantonare un po’ quella storia e smetterla di rivederla. Il fatto è che questa storia mi ha dato tanto. Mi ha permesso di ritornare a scrivere storie lunghe, cosa che non accadeva da almeno otto anni, di creare ancora le storie che piacciono a me, con i personaggi che amano rovinare la vita dell’autrice facendo di testa loro e che nonostante tutto imparano a crescere. E mi ha regalato reazioni impreviste, da parte dei lettori, commenti bellissimi, tanti quanti non ne ho mai visti finora (in totale, figuriamoci per storia!), e addirittura l’ebbrezza (?) di sentirmi dire "Quando aggiorni?" magari proprio quando ero completamente distrutta e il mio ultimo interesse era mettermi a postare un capitolo.
E poi ci sono loro: Luca, Enrico, Hiroshi, Mara, Ilaria, i coniugi Saracino e tutti gli altri. Personaggi che amo, tutti, speciali a modo loro, che mi hanno accompagnato durante la stesura e anche dopo. Ogni tanto mi guardano ancora, chiedendomi se possono dare ancora, o se mi accontento di questo. Non lo so. Ma mi piacerebbe scrivere ancora qualcosa, scoprire qualche lato di loro che non conosco. Vedremo. Non c’è fretta.

Ah. Ho scoperto che Zac Efron il Troy di High School Musical dovrebbe impersonale il mio amatissimo Sosuke Sagara, nel colossal americano di Full Metal Panic. Vado a disperarmi di là.

5 Risposte a “Biotronic”

  1. Ad Hollywood hanno trovato qualcos’altro da distruggere, mi pare ovvio, Dragon Ball era troppo poco. *sisì*

    E comunque, comprendo benissimo quella fase di scrittura-compulsiva in cui SAI che non puoi fare nient’altro che scrivere. XD ti giuro, comprendo pienamente. A me, più che altro, mi coglie perché so che, se mi fermo, rischio di perdermi e bloccarmi. E non voglio assolutamente T_T

    Bacillino, Nuccioletta. :*

    Melantò

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