Summer Comics: storia di una evoluzione

I cartoni animati, io, li guardo da quando ero piccola. Con mio padre vedevo L’uomo tigre e Ken il guerriero (alla faccia del MOIGE, sono cresciuta sana e con ottimi principi morali; amo leggere e mi sono laureata), con mia madre Lady Oscar e, dopo aver fatto i compiti, non mi perdevo una puntata di qualsiasi cosa vagamente simile a un cartone animato venisse mandato in onda anche su canali sconosciuti al mondo intero. Non sapevo ancora che cosa fossero gli anime e i cartoni occidentali, e solo dopo anni ho capito che fin da piccola ho avuto una predilezione per gli anime.

Quando andavo a scuola, i miei compagni di classe parlavano di telefilm come Beverly Hills e alle medie si passò a quelli francesi come Primi baci ed Helen e i suoi amici . Io li seguivo perché venivano trasmessi prima o dopo Bim bum bam, e giusto per non essere tagliata fuori dalle conversazioni, ma non è che stravedessi per loro; insomma, le trame erano carine, ai personaggi mi affezionavo pure, ma non erano di quelle serie di cui non avrei perso neanche mezza puntata.

Al liceo, poi, Giuseppe mi parlò di questa gente che scriveva fanfiction su un sito chiamato EFP. Io, che di storie ne scrivo fin da quando ero piccola, mi incuriosii e ci feci un giro: era ancora piccolo, come sito, ed Erika manualmente inseriva sia le storie che le recensioni. Così, per curiosità, ne mandai qualcuna.
Qualche mese prima, inoltre, Veronica portò a scuola un volume di Ranma 1/2 (quello in cui si parla di Collant Taro, prima edizione “Neverland” della Star) e mi disse dove l’aveva acquistato. Era l’aprile del 2000 quando comprai il mio primo volume di City Hunter (il penultimo, mortacci alla sfiga!) dalla cartoleria Paper House.

Ma la svolta arrivò con la fine del liceo. Più o meno durante il periodo prima degli esami, girovagando in rete, scoprii Fanfiction.it. La mia casa. La mia famiglia. Il luogo dove, per la prima volta, ho conosciuto gente appassionata come me, con cui potevo parlare sia in chat che sul forum. Lì conobbi tante, tantissime persone, alcune delle quali ancora nella mia vita.
Ovviamente, un luogo in cui parlare di anime e manga allarga moltissimo i tuoi orizzonti: scoprii l’esistenza degli anime fansubbati, delle scanlation e, complice il fatto che avessi da poco iniziato l’università e quindi avessi iniziato a bazzicare Bari, seppi che in Italia venivano pubblicati molti più manga di quelli presenti nelle cartolerie della mia città. Fu in quell’anno che conobbi Neverland, la mia fumetteria di fiducia in quel di Bari.

Ci conoscevamo tutti così, allora. Tramite forum o siti che parlavano di questi argomenti. Perché, almeno dalle mie parti, parlare di queste cose era una cosa strana. E tu che ne eri appassionato eri visto come un essere strano e fuori dal mondo. Manco fossi un marziano, insomma. Chiariamoci, a me, di essere vista diversa dagli altri, non è mai importato un fico secco. Però non tutti la pensavano come me. Io sbandieravo ai quattro venti che amavo i manga, mentre molti lo tenevano nascosto, quasi fosse una malattia. Trovare qualcuno che leggeva manga – e, udite udite, fanfiction! – ti faceva provare la stessa sensazione che sentì Robinson Crusoe quando conobbe Venerdì.

Poi, ovviamente, le cose sono cambiate: le fanfiction adesso vengono pubblicate come originali e vendono pure, e gli eventi dedicati ai manga e agli otaku sono molti di più: la stessa Lucca Comics negli anni ha acquisito una tale importanza che l’anno scorso per il sovraffollamento ci furono degli incidenti e, quest’anno, ho letto, ci sarà un tetto massimo di biglietti in vendita. Anche i manga che arrivano sono molti di più e, complici social network e internet in generale, le case editrici tengono sempre più conto del parere degli appassionati. Non siamo più un gruppetto di nicchia, da additare; siamo un gruppo di persone con una propria passione che non ha nulla da invidiare a tante altre.
Ma la consapevolezza della portata di questo cambiamento, per me, è arrivata ieri.

Sono tre anni che a Bitonto c’è il Summer comics. Il primo anno fu una cosettina piccola, con un evento finale in piazza, con Le Pile Scariche (una cover band che fa canzoni dei cartoni animati), che fu molto apprezzata anche dai non più giovani (li ho visti io, seduti alle loro sedie, che muovevano la testa a ritmo di musica); l’anno scorso ci si spostò al Torrione, ma io scappai fuori subito, tanta era la ressa e il caldo. Quest’anno, invece, l’evento è stato organizzato in una struttura ristrutturata fuori città: non grandissima, ma con un parco abbastanza grande intorno. L’amministrazione ha messo dei pulmini a disposizione (anche se a piedi era fattibilissimo) e dalla stazione ci vogliono dieci minuti soltanto.
È stato… bello. No, non solo perché la manifestazione si è chiusa con un concerto de Le stelle di Hokuto, band cover ormai approdata anche a Lucca o per la gara cosplay che si è tenuta sabato sera. È stato bello perché c’era tanta, tantissima gente: bitontini curiosi, ma soprattutto appassionati, e gente che veniva da altri paesi, nella nostra piccola città, in una zona in fondo fuori mano, per assistere a un evento che, quindici anni fa, quando presi in mano il mio primo manga, non era possibile, qui, da me, neanche nei miei sogni più fantasiosi.
«Quando anche a Bari?» mi chiesi anni fa, mentre per la prima volta andavo al Romics, nel 2005, e a Lucca nel 2008. Ebbene, non solo a Bari – dove al B-Geek sono arrivati ospiti come Manara e ZeroCalcare, citato persino al telegiornale di Rai1, ma addirittura a casa mia. Poter dire che leggo manga e che scrivo fanfiction senza dover, ogni volta, spiegare che cavolo sono e sentirmi gli occhi addosso di chi non capisce e trova tutto questo molto strano. Incrociare per strada, in un bar, in una comitiva, gente con in mano un manga o con una suoneria di un anime o che – addirittura! – conosce persino il tuo nick.
La dimostrazione che tutto scorre e tutto cambia, che anche quando si pensa che non sia possibile, che si è solo una piccola minoranza, strana e folle, alla fine, se ci si impegna e si crede in quel che si è e in quel che si ama, si può arrivare a grandi risultati.
Questo mi ha insegnato il Summer Comics 2015.

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