Lux in arcana

L’anno scorso, di questi tempi, mi accingevo a scrivere un post sulla Fiera Internazionale del Libro di Torino, luogo dove ho incontrato, visto e ascoltato una miriade di scrittori, critici, editori.
Detto francamente, non avrei mai pensato che, esattamente un anno dopo da quella che giudicavo una delle esperienze più uniche della mia vita (di quelle che mi lasciano con gli occhi trapuntati di stelle, in pieno stile manga), ne avrei vissuto un’altra che ha offuscato completamente la prima.

Sì, perché, il 12 e il 13 maggio, esattamente mentre a Torino si svolgeva il Salone, io e alcuni dei miei compagni della scuola di Archivistica Paleografia e Diplomatica eravamo a Roma per vedere questa mostra presso i musei Capitolini.
C’è un solo modo per definire quello che abbiamo visto: Divino. Meraviglioso. Fantastico.

Perché lì, davanti al visitatore, sotto una luce soffusa (quasi inesistente) atta a proteggere i documenti, in 100 documenti dell’Archivio Segreto Vaticano si snodano due millenni di storia. La nostra. Quella che apprendiamo dai libri, sì.
Seguendo un percorso tematico e non storico, davanti ai nostri occhi si sono succedute firme come quella di Michelangelo, di Napoleone,  di Mussolini nel testo dei patti lateranensi, quella di Galilei, che sottoscriveva così la sua abiura, di Lucrezia Borgia che scriveva al Pontefice suo padre, di Sissi. E, ancora, documenti su seta di una imperatrice cinese convertita, che chiedeva al Papa una preghiera per la sua dinastia, ormai alla fine, la falsa Donazione di Costantino, i 60 metri di rotolo che conteneva tutte le deposizioni per il processo ai templari, l’ordine di ardere sul rogo Giordano Bruno, la richiesta di Enrico VIII per l’annullamento del proprio matrimonio, con i sigilli dei vari vescovi che appoggiavano la sua richiesta, la condanna delle tesi di Lutero e tanti, tanti altri documenti che in questo momento non mi sovvengono e che, forse, non ho visto neanche, vista la fretta con cui siamo stati costretti a vedere il tutto.
È stata un’emozione indescrivibile, almeno per me. Certo, è vero che, come diceva qualcuno,  hanno mostrato l’ovvio (come se si potesse pretendere che la Chiesa ci regalasse documenti segreti!), ma a me, quell’ovvio, è piaciuto, e tanto. Perché quei pezzi di carta/pergamena/quello che erano hanno portato a una serie di avvenimenti che hanno dato il via ad eventi fondamentali, nella storia della nostra Europa, e non solo; perché mille, cinquecento, trecento, duecento, cento anni fa, la mano di un Michelangelo, di un Galileo, si è posata su quel foglio che io avevo davanti, lasciando la propria impronta indelebile nel tempo; perché quello che abbiamo visto è la prova che la storia non è qualcosa di morto, andato, sepolto, ma che è ancora oggi presente, non solo nelle conseguenze che noi tutti vediamo, ma per come avveniva allora.

Se ci tornerei? Anche domani, se qualcuno volesse venire con me. Perché è qualcosa che non si può descrivere a parole, bisogna vederla e viverla per sentirla appieno. E questo, a prescindere dalle credenze religiose di ognuno di noi.

Cosa aspettate a correre a prenotare la visita?

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