Just a break.

È una cosa che ho notato da un po’, tant’è vero che l’ho accennato anche nell’ultimo post; tuttavia, è solo da qualche giorno che ne ho la piena consapevolezza. Ultimamente, sto avendo una specie di avversione per il mondo nippnico.
Non fraintendetemi, eh: non è che adesso ho iniziato ad odiare gli anime e i manga, che rinneghi la mia passione o che altro; semplicemente, è da un mesetto e forse pure di più che sento l’esigenza di non averci a che fare. Non so, è come una crisi di rigetto verso qualcosa. Ho qui una caterva di manga da leggere – passatimi da Ste e da Fabiana, alcuni addirittura ad agosto – ma, ogni volta che li guardo mi dico da sola «Poi li leggo»; ho scaricato ben due episodi di Fairy Tail e altri di altre serie in corso che mi piacciono, ma sono rimasti anch’essi lì, aspettando il momento opportuno. Persino il mio cellulare è da un po’ che ha smesso le sue funzioni di lettore mp3 (i cui brani contenuti, neanche a dirsi, sono per una buona percentuali in giapponese). Forse, quest’ultima cosa dipende dal fatto che, leggendo sul lettore ebook, mi concentro meglio senza musica (diversamente che dal libro cartaceo), ma questo non spiega come mai io abbia abbandonato anche l’abitudine di leggere lungo il tragitto casa-stazione e viceversa. È come se il solo fatto di ascoltare quella lingua mi dia fastidio.
Il problema, però, è che questa diminuzione dell’interesse per il giapponese non si accompagna ad un aumento per l’inglese. Cioè. Il desiderio di interessami sì; quanto riesca ad applicare quel desiderio andando avanti nel ripassare la lingua, nel vedere telefilm in lingua, leggendo roba in inglese, no. Semplicemente, non ho tempo per alcuni, né testa per altri (perché, obiettivamente, chi dopo il lavoro si mette a provare a leggere in una lingua in cui non è un genio se non hai una forte passione e/o motivazione? E io, in questo momento, non ho nessuna delle due).
Forse è solo il periodo. Un po’ come quando mi capita che non ho voglia di leggere nessun libro per alcuni mesi, e poi mi butto a capofitto leggendone ventimila in poco tempo. Forse, semplicemente, stanchezza, o forse mancanza di un incentivo di qualche tipo. O forse è semplicemente c’è qualcosa che non va in generale, tra servizio civile che sta per finire (perché, ragazzi, mancano solo quattro mesi. E la cosa mi deprime, e per tanti motivi), scuola d’archivio che sto facendo veramente controvoglia, tirocinio che sta ancora appeso e varie ed eventuali che ogni giorno si aggiungono manco si fossero messe tutte d’accordo.
Sono una persona che guarda in positivo, io. La crisi c’è, il lavoro non si trova, eppure cerco sempre di vedere cosa c’è ancora di buono, cosa si può fare, come ci si può accontentare (no, che dite? Non voglio fare nessuna allusione, io! U_U) e non smetto mai di cercare di tirare su di morale chi si butta giù ancor prima di cominciare. Eppure, i momenti di scoramento ci sono anche per me, ogni tanto. E spero tanto che questo passi presto.

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