First Certificate

Da quando ho iniziato a fare il gioco di fine anno, quello che riassume ciò che abbiamo fatto durante l’anno passato e i nostri progetti per quello futuro, c’è sempre stata una costante: la mia voglia di imparare l’inglese e prendere una certificazione.

Per anni è stato un progetto posticipato al Duemilamai, sia perché avevo altro da fare, sia perché, diciamocelo, l’inglese non è mai stata la mia lingua preferita – e ogni giorno penso alla persona che mi ha portata a questo punto e le invio tutto il mio disprezzo.

Poi, finita la scuola d’archivio e il servizio civile in una botta sola, senza ragazzini a cui fare ripetizioni perché a quei tempi uno aveva finito la terza media, mentre l’altro non era interessato ai compiti per le vacanze almeno fino ala settimana prima dell’inizio della scuola, decisi che era ora di superare questa mia avversione e decisi che avrei sfruttato quello che amavo di più, per avvicinarmi a qualcosa che odiavo: i libri e gli anime.

Grazie a un’amica, infatti, avevo scoperto che la BBC faceva bellissime mini-serie sui miei romanzi preferiti e quindi decisi di vederne qualcuno. Non ero – e non sono – un’appassionata di serie americane, troppo lunghe e con un accento che a me non piace per niente, ma quelle British sembravano un buon compromesso.

Fu quello il mio primo incontro con un period drama e ne rimasi conquistata. Mi ricordo ancora il primo che vidi: Emma, tratto dal romanzo della Austen che avevo finito di leggere poche settimane prima.

Dopo quello, non mi sono più fermata, prima grazie ai consigli della mia amica, poi perché avevo trovato tanti siti a cui fare riferimento: pian piano, dai period-drama sono passata ai gialli e alle serie cult: conobbi Merlin, Doctor who, Torchwood e, con loro, attori fantastici di cui non conoscevo l’esistenza.

Ogni giorno vedevo almeno un episodio: era un compito che mi ero prefissa e, oggi, dopo 4 anni, continuo ancora a svolgerlo diligentemente.

Con il passare degli anni, ho deciso di allargare il mio bacino:mi ero accorta, infatti, che, effettivamente, la mia capacità di capire un dialogo in inglese era migliorata tantissimo, nonostante usassi solo i sottotitoli italiani; così sono passata a vedere gli anime con i sottotitoli in inglese (e, devo dire, la mia pazienza, sia in termini di attesa che di resa linguistica, ne ha giovato tantissimo); inoltre, in quel periodo trovai le light novel di una serie anime che amavo, in inglese, e decisi di provare a leggerle: impiegai mesi a finire la prima, la seconda subì varie interruzioni, mentre per la terza ci misi due settimane e per la quarta solo pochi giorni.

A settembre 2015, la svolta. Un’amica, conosciuta grazie a uno stage per un corso di formazione che stavo facendo, mi chiese se davvero avevo intenzione di fare un corso in inglese, perché anche lei voleva farlo. Facemmo insieme il test di ingresso, ma alla fine ci trovammo in due livelli diversi. Non aveva importanza: era bastata quella spinta per farmi decidere.

Questo autentico tuffo nell’inglese diede i suoi frutti: l’anno scorso, come qualcuno ricorderà, presi il PET con un voto altissimo e a settembre mi iscrissi al livello per ottenere il First, certificato minimo per poter essere calcolata sia all’estero sia dagli italiani che cercano qualcuno che conosca l’inglese.

Nello stesso periodo, l’anno scorso decisi di dedicarmi alla lettura di libri in inglese: le light novel, ormai, non bastavano più, anche perché avevano un lessico troppo semplice; così, sono passata ad autori di romanzi per ragazzi che amo: niente di troppo complicato, ma abbastanza abbordabili perché non mollassi subito. Parlo di Rick Riordan e, soprattutto, Jonathan Stroud, l’autore che ha dato inizio a tutto, poiché avevo scoperto che in Italia si degnano di pubblicare i suoi romanzi almeno due anni dopo la loro uscita in Inghilterra: in pratica, per leggere gli alti due romanzi finora usciti della sua ultima sua saga avrei dovuto aspettare almeno altri quattro anni!

A fine anno decisi di fare l’ultimo passo: vedere serie in inglese sottotitolate in inglese.

La causa è molto simile a quella che mi ha spinto a leggere in inglese: nonostante ci siano un sacco di gruppi di fansub, ho notato che la maggior parte si dedicano a serie cult, mentre quelle che piacciono a me non le calcola mai nessuno (un giorno scriverò un post su questa mia capacità innata, mia croce e delizia da sempre): o non vengono tradotte oppure sono la classica ultima ruota del carro e devo aspettare un sacco per vederle. Così, mi sono detta, se non va Maometto dalla montagna…

Mi rendo conto che questi ultimi due punti sono davvero difficili da mettere in pratica, per me: amo leggere e farlo in una lingua diversa dalla mia è fastidioso, anche perché sono costretta ad essere più lenta, in quanto non sempre conosco tutte le parole; la stessa cosa succede con i sottotitoli, soprattutto quando vengono usati phrasal verbs e slang, che ogni volta sono la mia croce. Per questo, preferisco farlo con opere che non si trovano in italiano e che quindi non posso recuperare in altro modo; tuttavia, ci sto lavorando: con gli anime ci sono riuscita e non vedo perché non dovrei frtlo anche con i telefilm o con i libri.

Anche questo ulteriore passo avanti, comunque, non è stato vano: l’8 luglio ho sostenuto l’esame per il  First – in anticipo rispetto all’anno di corso – e qualche giorno fa ho avuto il risultato: esame superato!

Ci ho messo un po’ a razionalizzare e a capire che cosa significa veramente per me questo traguardo. Per gli altri non sarà niente, un semplice certificato in più nel curriculum, ma, per me, che sono partita dall’odiare questa lingua e dal “Un giorno lo farò” è molto, molto di più.

Ce l’ho fatta.

Adesso mi guardo interno ed è come se qualcosa mi mancasse: d’accordo, continuerò a vedere le serie tv in inglese con i sottotitoli in italiano o in inglese, a cercare di leggere più libri in inglese, ma poi? Voglio continuare, perché una lingua, se non si pratica, la si dimentica. Quindi, la soluzione migliore sarebbe continuare il corso che sto facendo. Non tanto per fare anche l’esame per il C1, sinceramente per adesso non mi interessa proprio, ma per me stessa. Anche perché da sola posso anche leggere e vedere serie tv, ma non potrei parlare in inglese e migliorare il mio writing. E, soprattutto quest’ultimo, è ancora un problema per me. Sono sicura che si tratta solo di mancanza di fiducia in me stessa, retaggio del mio odio atavico per questa lingua, ma ho tutta l’intenzione di superare anche questo scoglio.

Solo che, per iscriversi a un corso servono soldi, e già l’anno scorso frequentare e fare l’esame è pesato tantissimo sulle mie già esigue finanze.

Non so davvero cosa fare: l’ideale sarebbe trovare un amico madrelingua (o che conosca in modo eccellente la lingua) a cui vada di scrivere e parlare in inglese con me – e che, possibilmente, mi corregga – ma per adesso è tutto un grande punto interrogativo.

Di una cosa sono certa: per la prima volta, a dicembre, non scriverò che voglio prendere il First. E questo è davvero tanto, per me.

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