Changes

È da un sacco che ci sto pensando, in realtà. Ogni tanto, l’attimo di follia viene fuori, mi fa vedere come andrebbero più o meno le cose, e poi se ne ritorna quatto quatto nell’ombra. Per rispuntare qualche giorno dopo, magari un po’ più lungo, magari un po’ più deciso.
La verità è che io sono fatta così: odio i cambiamenti, sebbene poi, quando arrivano, mi ci adatto bene e mi chiedo sempre come facessi prima; però li desidero, i cambiamenti. E allora comincio dalle piccole cose e dalle piccole idee: un nuovo template, per esempio, o un nuovo corso. Poi queste idee crescono, ma semplicemente mi rendo conto che erano lì, che crescevano piano piano.
L’idea dell’inglese, per esempio.
Non è solo questione di futuro lavorativo, la mia; è proprio qualcosa che mi parte da dentro: è da una vita che non seguo una stagione anime e non perché non abbia tempo, ma, semplicemente, perché non mi va. Certo, ogni tanto mi ritorna il fuoco della passione: mi sono seguita Free! e ho deciso comunque di vedermi qualcosina; ma questi momenti durano sempre meno; per adesso, per dire, preferisco vedermi una serie british – anche qui, con le dovute pinze, c’è da dire: non troppo lunga, non troppe serie all’attivo… – che iniziare un nuovo anime.
Però non mi piace lasciare in sospeso le cose, ecco.
Voglio dire, lo so che non mi corre nessuno dietro e che se non finisco Les Miserables o non mi metto in pari con Uchuu Kyodai nessuno mi dirà mai niente; per dire, potrei benissimo cancellarli dal pc senza vederli, la vita non cambierebbe a nessuno. Eppure, la cosa non mi va. Non mi va perché, come serie, a me piacciono. E anche se non ho voglia di vederli, non ho neanche voglia di interromperli così. Che fare, allora? Aspettare tempi migliori, ovviamente, quando mi verrà voglia. Sì, però, quando sarà? E gli episodi dei fratelli aumentano e se diventano 50 non mi verrà mai voglia di vederli, lo so. Così mi armo di pazienza: basta iniziare, mi dico, basta un episodio che vorrò vedere anche gli altri. E, forse, basterà una serie che mi piace a spingermi a vedere altre (come è accaduto per le miniserie della BBC).
E allora, cominciamo. Ho ripreso a vedere Uchuu Kyodai e, come mi ero aspettata, in due giorni, compatibilmente con la mia voglia e il tempo, mi sono vista quindici episodi. Continuando così, arriverò a mettermi in pari con i sub italiani e allora potrò seguirlo più volentieri, sperando di non rimanere indietro di altri 50 dopo poco. E dopo, vorrei darmi a Les Miserables: questo anime è terminato, quindi con questo, poi, chiuderei definitivamente. E, se mi va, vedermi la seconda e poi la terza serie di Phi Brain, che mi piaceva, e che quindi dovrebbe andare, forse. E poi – o forse prima di Phi Brain – mettere per un po’ la parola fine agli anime che vedo (tranne per le serie attualmente in prosecuzione e che voglio continuare a seguire finché non finiscono). Perché, beh, se non ho voglia di vedere altro, non vedo perché forzarmi e sforzarmi. Non me lo ha ordinato nessuno, no?
E per un portone che si chiude, si spera che un altro se ne apra. Oppure, magari, si riapre lo stesso. O forse non si apre proprio niente, e io mi limiterò a finire quei manga che ho in corso, e darmi ai telefilm (o forse neanche a questi) e ai libri soltanto.
Boh, vedremo. Tante volte, parto con un’idea, poi succede qualcosa, e cambio i miei piani; l’unica cosa certa è che, per adesso, dal punto di vista della produzione animata giapponese, vorrei una pausa. Che sia definitiva o meno, non lo so. Forse è solo un palliativo per altre pause più importanti che vorrei dare, ma che non ho ancora avuto il coraggio di dare 8forse perché non le ho capite ancora neanche io?).
Vedremo. Il tempo deciderà per me.

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