Waiting for

Mi sa che alla fine mi debbo rassegnare all’idea: più passa il tempo, più la mia vena scrittoria fa sempre più fatica a venire fuori. Tutto è cominciato dalla scrittura di racconti: piano piano, le idee che avevo ripreso a metter giù dal 2007 si sono affievolite e, salvo l’ultima creazione, postata nel 2013, ma in realtà pensata e studiata in quasi un anno e mezzo – quindi, per dire che risale all’anno scorso – non ho prodotto più nulla. Non che non abbia tentato: ho aperto più volte file di appunti, pagine bianche per creare nuove storie, e porto ancora con me quadernetto e penna, sperando in una nuova idea. Nada. Nisba. Niente. O meglio, le idee ci sono, da qualche parte; peccato che sfumano nel giro di poche ore o, semplicemente “non mi va di metterle più”. E se non mi va, vuol dire che l’idea non è così forte come pensavo.
Con le recensioni è andata meglio, per un po’. Ne ho scritte tante, su aNobii – generalmente per libri che mi hanno fatto schifo, ne convengo, perché risultano molto più facili – e su Animeclick qualcuna. Ma, da qualche tempo, anche queste o sono diventate molto meno complete, con un’opinione veloce e non troppo esaustiva, oppure sono scomparse del tutto, vuoi perché – per quanto riguarda gli anime – non ne sto guardando più, vuoi perché i libri che sto leggendo ultimamente non meritano chissà che analisi, sia nel bene che nel male. O forse il problema sono semplicemente io che non li apprezzo.
Eppure, non è che cose non ne faccia. Certo, ho smesso di vedere anime, ma mi sono data ai telefilm. Potrei scrivere un papiro, sul perché Doctor Who sia diventato una specie di droga e, anche se devo vedere ancora tutta la settima serie con gli speciali, già mi chiedo cosa farò una volta che sarò in pari. Potrei raccontare le mie avventure in archivio, tutte le cavolate che faccio, il perché e il per come non esca più tanto, i sogni che faccio la notte, ché sono meglio di un romanzo, le (dis)avventure dalla dentista.
Ma non mi va. Non m’ingozza, si dice dalle mie parti. E, mi conosco, se una cosa non mi va e devo farla per forza, è perché non mi interessa farla veramente, perché c’è qualche altra cosa che preferisco fare, e se preferisco fare altro piuttosto che scrivere, vuol dire che la cosa non mi prende abbastanza. E siamo sempre lì.
Forse c’è semplicemente qualcosa che mi blocca. E, una volta scoperto cos’è, forse potrei riprendere a scrivere (non dico racconti, ma almeno post sul blog). O forse lo so già, ma non voglio indagare troppo. Forse ha ragione chi dice che per scrivere bisogna leggere meno. Ma per me leggere è come respirare e non si può chiedere a una persona di non respirare.
Di solito, quando ho questi momenti, aspetto che passino, semplicemente. Perché mi conosco, di solito, e so che va così. Ma questi momenti sono diventati mesi, e i mesi sono diventati anni e la situazione è peggiorata e comincio a temere che la cosa non si risolverà. Forse dipende davvero da Facebook, dal fatto che in tre righe racconti quotidianamente quel che ti succede, quindi a che serve avere un blog? Sì, ma un post non c’entra con le recensioni e i racconti. C’è tutto un altro discorso, lì.
Speravo di riuscire a scrivere almeno un post al mese, per cercare di riprendermi, ma vedo che è praticamente impossibile (e basta guardare la profondità di questi ultimi per capirlo). Ragion per cui, boh, non ci provo neanche più, che vengano fuori quando vogliono e, soprattutto, se vogliono. Questo post mi è uscito d’istinto, in un momento in cui non ho nulla da fare, quindi boh, magari qualche altro potrebbe venir fuori presto, ma non ci conto più di tanto.
Aspettiamo e vediamo. E speriamo.

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