Torino 2011

«Torino è bellissima. Elegante e molto signorile.»
Queste sono state le parole che più di una persona ha usato per descrivermi la città, quando è stata informata della mia trasferta per la Fiera Internazione del Libro, avvenuta grazie ala casa editrice Stilo (quella con cui ho seguito il corso sull'editoria, di cui parlai in qualche post fa). E, devo dire, le speranze non sono rimaste disattese.
Torino è bellissima. Grande, ma, ho notato, a differenza di Roma, ma anche della stessa Bari, non così caotica, ma molto distinta. Sì, non trovo aggettivi migliori per definirla; quasi fosse una donna incontrata per strada, che ti rimane impressa per i suoi modi cortesi, per l'eleganza e la finezza. Camminando per le strade, ci si sentiva quasi a casa, anche perché ovunque, OVUNQUE c'erano bandiere tricolore che, nonostante tutto, mi hanno messo tanta allegria e buon umore, anche perché non ho avvertito niente di forzato, in quelle bandiere, ma un sentimento vero. O, almeno, a me ha dato quest'impressione, magari poi mi sbaglio. XD
Credo che questa sia una delle cose che più mi rimarranno impresse della città, oltre ai mille e più portici e al fatto che, ad ogni angolo, beccassimo baresi (a cominciare dal proprietario del bar che era sotto casa). XD Dico, ma tutti a Torino si sono trasferiti?
Nonostante quindi fossimo andati lì principalmente per la fiera, ci siamo ritagliati la domenica e il sabato mattina per poter visitare la città. E, devo dire, è stato un vero piacere notare che era tutto lì, a portata di mano: bastava una camminata un po' più lunga per arrivare ovunque volessimo. Sabato mattina, per esempio, ci siamo viste il museo egizio, che era un po' il mio pallino, e il palazzo reale; domenica, invece, ci siamo allontanate dal centro per vedere la reggia di Venaria (peccato solo non aver avuto anche il tempo di vedere la mostra ç_ç), mentre, nel pomeriggio abbiamo visto il duomo e la mole Antonelliana – solo la vista panoramica, però; non il museo del cinema.
A questo proposito, una domanda sorge legittima: qualcuno mi spiega perché, nonostante ci sia una teca a proteggerla, la Sindone è tenuta nascosta e viene mostrato un falso che non si può fotografare, manco rovinassimo la vera Sindone? O_O No, spiegatemelo, perché io e le altre non riusciamo ad arrivarci.
Ma, per quanto bella sia stata la città, per quanto ci tornerei volentieri anche domani, è la Fiera del Libro di Torino la vera protagonista del nostro viaggio e, logicamente, di questo post.
Ai torinesi, ho saputo prima e ho scoperto poi, tornando a casa, sull'aereo, la fiera non piace. Porta caos, pare, oltre che, per loro, non ha senso pagare un biglietto solo per vedere sì ospiti, ma per comprare comunque libri che sono comunque in libreria.
Ebbene, alla fine di questa esperienza, posso dire che, se queste sono le motivazioni, posso comprenderle, ma non condividerle. Tanto per cominciare, quelli che spendono soldi per venire alla fiera, non stanno solo lì; poi si spostano, vanno a vedersi la città – io stessa ne ho incontrati un sacco – dimorano negli alberghi e riempiono i ristoranti; quindi, fanno girare l'economia. E se qualcuno può ribattere che anche gli altri giorni dell'anno ci sono turisti, è anche vero che io, come chissà quanti altri, non so se mai e quando avrei visto Torino senza la fiera.
Il secondo motivo per cui non concordo, ma capisco, è che se i torinesi sono abituati a girare per strada e trovare bancarelle di libri a un euro – e, francamente, per me, era una goduria e al contempo un supplizio passare dalle parti della stazione, avendo massimo 10 kg per il bagaglio – ; per noi comuni mortali (almeno baresi) cose del genere non esistono; se voglio un lbiro, devo andare in libreria, oppure a qualche fiera del libro, dove trovo tomi scontati. E anche lì, posso trovare comunque best sellers, classici, ma non libri di editori da noi quasi sconosciuti, oppure edizioni anche di un certo valore.
Ebbene, è questo – oltre agli ospiti – che ho trovato alla fiera. C'era uno stand dove venivano venduti libri a metà prezzo, ma anche edizioni molto belle di alcuni classici; un volume che presi in mano, per esempio, era datato 1890 e costava una settantina di euro; altri permettevano di utilizzare un lettore e-book per provarlo. In quel di Torino, non ho neanche guardato le grandi case editrici, privilegiando quelle più piccole, spesso per me sconosciute, che solo in questi posti possono farsi conoscere e riconoscere. Certo, vero che per comprare questi libri ci sono i negozi on line, ma il punto è che, comunque in quel caso devi almeno sapere il titolo e il genere; qui invece erano tutti lì, potevi circolare liberamente e vedere titoli anche diversi, su argomenti diversi, di case editrici diverse. Non ho trovato quelle due-tre di cui cercavo dei volumi, ma ho trovato talmente tanta roba interessante che ho deciso di andarci in treno, la prossima volta, perché non si può andare lì e comprare solo un libro – per di più che posso trovare alla Feltrinelli, preso solo perché ho ricevuto l'autografo dell'autore.
Eh, sì, avete capito bene. Io che odio le resse, sono praticamente finita in mezzo a una di queste – anche se in realtà, alla fine, sono stata una delle ultime – per ricevere un autografo di Alberto Angela, che presentava la sua ultima opera. Oh, beh, non che mi sia andata male, visto che, dato che c'era poca gente, sono riuscita anche a fare una foto con lui. *_*
Angela a parte – che, tra parentesi, ha fatto una presentazione bellissima *_* – c'erano così tanti ospiti ed eventi che, a volerli vedere e sentire tutti, bisognava sdoppiarsi in almeno una trentina di persone – tanto per fare un esempio, ho dovuto scegliere tra Angela e Valerio Massimo Manfredi che erano allo stesso orario in due luoghi opposti. Però, devo dire che non mi è andata malissimo: pur non essendo riuscita a recuperare il pass, sono riuscita a sentire la fine della lectio magistralis di Umberto Eco (e peccato che avesse la mano fasciata, sennò là avrei fatto davvero a pugni per avere un suo autografo! *_*) e la prima parte della presentazione di Sgarbi – sì, avete letto bene. Non avevo niente da fare XD; inoltre da lontano ho beccato la Littizzetto – sì, fa morire esattamente come in TV! XD – e ho seguito un incontro sui nativi digitali tenuti da mezza bibliografia della mia tesi specialistica (XD) e l'intervento di Margherita Hack (poco in realtà non sapevo; ma è sempre bello sentir parlare un'astrofisica di fama internazionale!); ho persino visto Catarella, ospite per la presentazione dei DVD della serie di Montalbano. Per non aprlare di quelli che comunque giravano per la fiera, come la Troisi.
Unica cosa che mi spiace non aver potuto seguire era la lettura di Boccaccio tenuta da Dario Fo, visto che, logicamente, la fila era interminabile e la sala gremita. Beh, posso dire che comunque ho visto anche lui, e ancor più da vicino, visto che per poco non lo stavo investendo. XD No, non l'ho fatto apposta per chiedere casualmente un autografo, eh! XD Semplicemente si era fermato ad uno stand per ammirare la riproduzione di un codice per la quale stavo letteralmente sbavando anche io e, per ammirare la quale, me lo sono trovato davanti senza notarlo (sai che novità?).
Quindi, capite? Come posso io, che al massimo ho visto qualche ospite particolare parlare alla Feltrinelli, non gioire quando mi capitano questi eventi? Come posso non piangere dalla gioia, quando vedo in giro sui mezzi pubblici così tanti lettori, bancarelle così piene di libri, gente che non ti guarda male perché stai aspettando il tuo turno in una fila leggendo un libro? Come posso non fissarmi rapita davanti alla riproduzione di un codice, io che queste cose le ho viste solo in ateneo?
Semplicemente, non posso.
Mi piacerebbe tanto tornarci. Magari con un altro mezzo e non con il treno, magari con la consapevolezza di potermi organizzare meglio, per girare tra gli stand, per gli acquisti, per gli vedere gli ospiti che mi interessano, per visitare meglio la città.
Magari presto, chissà.

2 Risposte a “Torino 2011”

  1. Sul fatto che venga mostrato un falso che non si può fotografare… ehm… ma dov'eravate? O__o
    C'è una falsa Sindone in duomo? Non lo sapevo! Forse l'anno messa dopo l'ostensione di quest'anno!

    Non lo so, ce l'ha detto la tizia che non faceva fotografare. XD Anche noi eravamo molto O__O ma visto che ce l'ha detto lei…

  2. Ho sonno, sono stanchissima, il post è lungo, e ho solo letto la prima parte relativa alla mia Torino. Quindi commento quella, per la fiera del libro ritorno 😀

    Beh… GRAZIE!
    Che bella l'immagine della distinta signora che ti colpisce per strada per la sua signorilità. Che bella. Grazie, a nome dei torinesi 🙂

    Due cose al volo: la Sindone è tenuta nascosta, nonostante ci sia la teca a proteggerla, perché la luce del sole, a lungo andare, la rovinerebbe. Non può assolutamente restare esposta perennemente, perché si degraderebbe nell'arco di pochi decenni o giù di lì (è pur sempre lino grezzo vecchio di duemila anni che ha attraversato svariati incendi uscendone piuttosto malconcio).
    Infatti, durante le Ostensioni, proprio per evitare i danni dovuti alla luce, oscurano tutte le finestre del duomo e mettono un telo di fronte al portone, per filtrare la luce del sole. Quando entri in duomo, diciamo che sei sempre un po' in penombra.
    Quindi la tengono nascosta per quello: la teca la protegge nel senso che impedisce che il lenzuolo venga a contatto con agenti inquinanti di vario genere (smog, aria sporca, eccetera), ma non la protegge dai danni della luce.
    Sul fatto che venga mostrato un falso che non si può fotografare… ehm… ma dov'eravate? O__o
    C'è una falsa Sindone in duomo? Non lo sapevo! Forse l'anno messa dopo l'ostensione di quest'anno!
    Ma è in duomo? Cavolo, se è in duomo dimmelo, ché fra qualche giorno devo accompagnare in visita a Torino un mio amico e se c'è una falsa Sindone vorrei fargliela vedere (in mancanza di quella vera) 😀
    Sul perché non si possa fotografare il falso, non ne ho assolutamente idea… boh? Non sapevo manco che ci fosse… :-S

    In compenso: tu dici che non hai avvertito niente di forzati in tutti quei tricolori.
    VERISSIMO.
    Non mi so spiegare questa cosa, ma i miei genitori giurano che è andata proprio così: a Torino, NESSUNO ha chiesto ai torinesi di mettere i tricolori alle finestre. Ma proprio NESSUNO.
    Pare che abbia incominciato qualcuno, così, a esporre il tricolore nei giorni a ridosso del 17 marzo, memore forse dei festeggiamenti per il centenario in cui tante bandiere erano state esposte.
    E poi, è stata una cosa assolutamente graduale. Senza che NESSUNO (né sindaco, né assessori, né televisioni: niente!) invitasse i torinesi a esporre la bandiera, pian piano tutta la città si è riempita di tricolori, in maniera del tutto spontanea.
    E ti assicuro che è pieno di bandiere ovunque: ci sono in centro, ma ci sono anche nei quartieri di periferia… c'è una bandiera quasi in ogni balcone, e – davvero – è stata una cosa del tutto spontanea.
    Persino il sindaco si era detto stupito, in un'intervista al TgR.

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