Real Important Meetings

Queste ultime settimane dell’anno sono state all’insegna degli incontri. Eh sì che devo ammettere che i miei amici, invece, li ho visti poco e niente ultimamente. L’altro giorno incontrai Stefania e lei mi fece notare che non ci vedevamo da una festa di una nostra amica. Che si è tenuta due mesi fa.
Comunque, dicevo, negli ultimi giorni ho assistito a due lezioni speciali: una di giapponese, l’altra di Sergio Rubini.
Venerdì scorso, una libreria per ragazzi/fumetteria ha ospitato un gruppo  culturale barese, Momiji che vuole promuovere la cultura giapponese in Italia, con corsi di lingua e di cultura giapponese in generale.
Ora. Vi pare che, sentita una cosa del genere, io me ne stessi a casa, soprattutto dopo aver saputo che non dovevo andare più da Murasaki, come invece avevamo preventivato?
No, ovviamente.
Così, trascinandomi dietro Gra – che ovviamente non si è fatta ripetere l’invito due volte e no, non perché l’avessi minacciata, no. Che dite! XD – sono andata ad assistere a una lezione di giapponese. La prima della mia vita. *_*
All’inizio hanno parlato di cultura giapponese in generale, di come, oggi, ci siano tanti luoghi comuni sul Giappone (alcuni dei quali non li ho mai sentiti, ma a quanto pare ci sono davvero O.O); poi, si è passati alla lezione di lingua. *_* E lì, mi sono scatenata. Anzi, a ripensarci adesso, mi vergogno da morire! XDDD
Si è partiti con i saluti, per poi passare a qualche ideogramma, semplice o composto da leggere. *_* La mia gioia! *_* Infatti leggevo le parole (non gli ideogrammi, eh XD Non ne sono capace), ripetevo quello che dicevano, come se fosse la cosa più normale del mondo – anzi, mi sentivo quasi a casa! E mi pare pure normale, dopo tutti gli anime che ho visto! XD *__* La lettrice giapponese mi ha detto che ho anche un buon orecchio. *_* Che onore! *_*
Sì, sì, potete immaginare che sono rimasta *_* per tutta la sera. Se non fosse che Gra aveva l’autobus, sarei rimasta anche di più. *_*
Ho deciso, l’anno prossimo il corso di lingua lo faccio! *_* Loro poi mi sembrano molto simpatici e alla mano.

Martedì invece mi sono fermata in ateneo dopo la lezione perché è venuto Sergio Rubini a presentare il suo ultimo film, L’uomo nero. Pur non avendolo ancora visto, son voluta andata anche io e non me ne sono pentita: l’avrei sentito parlare per ore. Non è stato mai noioso, ha una voce esattamente come quella che si sente in TV o al cinema, calda, pacata *_* e io amo le voci così! Ha parlato per solo mezz’ora – dico solo, perché, quando ha terminato mi sono detta "Di già?" – ma io ho desiderato che continuasse ancora. Si sente che è un attore, si vede che sa tenere incollata la gente ad ascoltarlo e si è visto che ama la sua terra.
Dopo la sua disquisizione, sono partite le domande dei ragazzi che avevano delle curiosità dopo aver visto il film; naturalmente, io e la mia amica siamo scappate quasi subito, visto che non volevamo spoilerarci niente; in ogni caso, qualche domanda l’ho sentita e mi ha portato a fare alcune considerazioni.
Io non sono un’attrice, non sono una regista, ma sono una autrice. Non una scrittrice professionista, ma comunque, delle storie, le scrivo. Però ho notato che anche lui – come me – è partito da scene da lui viste, da esperienze vissute, persino interviste sentite, per creare il suo film. E, ripeto, benché il paragone non si ponga neppure, è una considerazione che mi è venuta in mente subito: non si può trascendere se stessi. Che sia per confermare quello che si pensa, che per smentirlo. E sì, ho pensato anche Non sono l’unica. Anche chi è diecimila volte più famoso e in gamba di me, lo fa. 
Un’altra cosa che ho notato è legata alle domande che alcuni hanno fatto: all’inizio, più di un ragazzo ha chiesto "Lei ha inserito questa cosa nel suo film: cos’ha voluto dire?". La sua risposta, a volte, è stata a metà tra lo sconvolto e lo sconcertato. "Niente. Non ci ho pensato proprio, quando ho fatto quella scena.", che mi ha portata ad un’ennesima constatazione: allora è vero che spesso siamo noi (lettori, spettatori) che ci facciamo film su cose che in realtà l’autore non aveva calcolato neanche per sbaglio! E’ un’idea che ho sempre avuto, pensando alla critica e ai fiumi di inchiostro che si sprecano anche per semplici e inutili cazzate.
Avrei voluto continuare a sentire, ma sono dovuta andar via per le ragioni suddette (e per altre), proprio mentre, a un ragazzo che gli chiedeva se il film non potesse essere concluso qualche scena prima, visto che l’ultima scena non era utile, secondo lui, ai fini della narrazione, "Se da un film si togliessero tutte le scene non narrativamente utili" chiedeva "cosa rimarrebbe del film?"
E sono d’accordo. Anche se sono una semplice autrice di semplici storielle.

2 Risposte a “Real Important Meetings”

  1. Ciao Naco!!!
    E’ un pochetto che non passo, ma rimedio subito XD
    Che bello che a Bari ci siano dei gruppi che vogliono promuovere la cultura giapponese…qui non ho ancora sentito nulla di simile.
    Leggendo quello che hai scritto di Rubini quando alla domanda "Lei ha inserito questa cosa nel suo film: Cos’ha voluto dire?", ha risposto "Niente. Non ci ho pensato proprio, quando ho fatto quella scena", mi ha ricordato Maya di Glass no Kamen quando la Tsuki interroga lei ed Ayumi sul significato di alcune frasi della Dea Scarlatta XD

    Per rispondere anche al tuo post precedente, anche io sono in fase shounen! Infatti sto seguendo proprio quei titoli di cui parli! XD Letter Bee mi sta piacendo moltissimo e anche Fairy Tail e FMA sono ben realizzati (anche se sono rimasta indietro X°). Ti sembrerà strano, ma Kobato. non è uno shoujo, bensì un seinen XDD Ed è davvero carino, così come Kimi ni Todoke *ç* Invece, Pandora Hearts e Books of Bantorra li ho abbandonati perchè li trovavo noiosi ç____ç

    Tornerò per farti gli auguri (non è una minaccia XD)

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