Meno uno

Me ne sono accorta quasi per caso, passando di qui l’altro giorno: da quando questo blog è nato – ormai otto anni – è la prima volta che non scrivo almeno un post in un mese.
E questo la dice lunga.
In realtà non è che attualmente la mia vita sia così tanto piena da impedirmi di trovare cinque minuti per scrivere un post qui, eh; anzi. Con questo, non voglio dire che non abbia proprio niente da fare: le mie giornate si susseguono tra ore in biblioteca e lezioni in archivio: non troppo piene, ma neanche vuote.
La verità, semplicemente, è che non mi va di scrivere.
Non mi va perché, in effetti, non è che mi siano accadute cose così importanti da raccontarle, e quei piccoli eventi quotidiani, divertenti, seri o folli, mi diverto a raccontarli su FB, in neanche due righe.  L’unico evento veramente degno di nota è stato il fatto che, a gennaio, ho fatto pace con quel mio amico con cui c’era stata quella brusca interruzione nei rapporti, di cui parlavo nei miei deprimentissimi post di dicembre.
Per il resto, veramente, nulla di nuovo sotto il sole.
Come vi raccontavo tempo fa, in questi ultimi mesi, non riesco più a leggere manga e a vedere anime o telefilm, ma mi sono letteralmente lanciata sui libri: all’inizio credevo fosse il momentaccio di dicembre, ma non è così: continuo imperterrita a iniziare e finire libri e a voler leggere sempre di più. Non che la cosa mi dispiaccia, ma vorrei che mi venga un minimo di voglia anche per studiare (me ne basta un quarto… no, un decimo di quanta ne ho di leggere, e avrei già ginito il programma della scuola! XD)

Febbraio è stato un mese ancora più piatto, perché l’unica novità interessante è stata un viaggetto che io e mia sorella ci siamo concesse per Carnevale a Venezia, Padova, Vicenza e Fano. Sono stati giorni intensisismi, in cui abbiamo ammirato la Venezia del Carnevale, la bufera di neve a Vicenza e Padova, la Cappella degli Scrovegni a Padova (c’ero già stata, ma non me la ricordavo così… meravigliosa!), i cioccolatini lanciati dai carri a Fano e il viaggetto in taxi (è stata la prima volta in vita mia! *_*).

Forse, a pensarci bene, questi mesi non sono così piatti come mi sembrano; semplicemente, sono io che non riesco a trovarci il bello, perché la mia mente è sempre fissa su un punto, un evento. La Pasqua. La fine del servizio civile.
Christian ha ragione quando dice che la sto prendendo troppo male e che, se sto così ora, figuriamoci tra un mese, ma non posso farci niente. Oggi mi sono resa effettivamente conto che quello che mi mancherà non è solo il clima, non è solo lo stare lì, non sono solo quei pochi euro che guadagno, ma il fatto di sentirmi utile a qualcuno. Certo, qualcuno potrebbe ribattermi che anche con l’inventario dell’ENAL, alla fine, sono utile a chi avrà bisogno dei documenti di quell’archivio… ma non è la stessa cosa: non c’è al persona fisica da aiutare; non c’è l’utente che ti sorride e ti ringrazia; non c’è quella sensazioine di aver fatto qualcosa di buono per qualcuno; non c’è la voglia di far sì che quella persona non se ne vada a mani vuote. E non è lo stesso ambiente: non ci sono i colleghi che ti tengono da parte una fetta di dolce, perché tu arrivi più tardi e non puoi mangiarla con loro; non c’è Natale che spara fesserie ogni cinque secondi, e ti chiedi da dove diavolo le tiri fuori; non ci sono i ragazzi con cui ti fermi a fare la chiacchiera e che lentamente iniziano a diventare tuoi amici; non ci sono gli amici con cui spettegolare o cercare di accasare l’amico alla ricerca dell’Anima Gemella. E, meno importante, ma non certo da dimenticare, non ricevo neanche un centesimo.

Continuo a ripetermi, come un mantra, che non devo deprimermi, che non devo fasciarmi la testa prima di rompermela, che, dopo questa avventura, avrò  qualcosa in più nel curriculum per puntare a un lavoro, magari nello stesso settore, magari lo stesso. Ma la verità è che non riesco a crederci neanche io.

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