Io e Sherlock Holmes

Avevo 13 quando, per la prima volta, lessi qualcosa con protagonisti Sherlock Holmes e John Watson. Per la verità, non ricordo assolutamente quali fossero i racconti contenuti nella raccolta, ma ne ricordo benissimo il nome: Dieci enigmi per Sherlock Holmes.
Cosa poteva pensare una tredicenne appassionata di gialli di un personaggio come Holmes?
Lo odiai profondamente, dalla prima all’ultima pagina. E ne amai l’autore, immensamente. Perché una persona che riesce a creare un personaggio così convincente da portarti ad amarlo od odiarlo, beh, vuol dire che qualcosa te l’ha trasmessa, nel bene o nel male.
Nel corso degli anni, poi, mi è capitato di prendere varie opere firmate Conan Doyle con protagonista il famoso consulente investigativo, e ormai non sapevo più neanche io quanto avessi letto e quanto mi mancasse, perché, beh, una cosa è quando si tratta di romanzi, un’altra quando si parla di racconti, che vengono inseriti in raccolte, antologizzati et similia.
Su quanto il mio personale parere sull’investigatore si sia evoluto nel corso degli anni, non ci ho mai pensato veramente per parecchi anni, a dire il vero. Al liceo, ero in un periodo in cui leggevo qualsiasi cosa come un affamato si lancia sul cibo; per carità, anche oggi sono rimasta così, ma, complice la formazione che ho, ormai la mia capacità critica verso un’opera si sviluppa più sottilmente, istintivamente, mentre leggo e, soprattutto, dopo che la mia conoscenza dell’opera è rimasta a riposo per qualche tempo.
Per cui, non so bene quando la mia avversione per un personaggio così presuntuoso si sia trasformata in autentico amore. Fatto sta che, quando scoprii che avrebbero fatto un film sul detective, non potei che esserne supercontenta.
Contentezza sparita nel giro di due minuti, perché, francamente, per quanto poteva fare più schifo, non è che il film mi sia piaciuto così tanto; cioè, parte da spunti interessanti, però ho trovato uno Sherlock troppo cretino e troppo immischiato con il gentil sesso: Irene Adler non fu niente del genere per Holmes, ci vuole molto a capirlo? Anche la presunta gelosia nei confronti di Watson non è mai stata così palese, ma la si evince da piccole cose; Holmes, poi, non è mai stato maleducato nei confronti delle mogli di Watson, né l’ha mai costretto a non sposarsi.
Ma chiudiamo la parentesi e torniamo al rapporto mio, con Holmes.
Dicevo, il film mi deluse non poco e le fanfiction che vedevo in giro su questo mi facevano venire ancor di più il nervoso, soprattutto perché incentrate sui due – coppia che non riuscivo a pensare neanche a pagarmi.
Fu però proprio grazie a questo mondo che la scoprii. La serie della BBC su Sherlock, intendo. C’erano così tante fic in proposito, tute rigorosamente slash, che mi domandai che diavolo potesse avere di così bello da aver appassionato praticamente tutti. E, devo ammettere che, all’inizio, complice la pessima impressione del film, neanche volevo vederla.
Poi, un giorno, una mia amica, su FB postò uno stato, di cui non ricordo neanche il contenuto, che parlava comunque della serie. Ero in un periodo in cui volevo vedermi qualcosa in inglese e così decisi che potevo partire da qualcosa che mi piaceva – le opere originali, dico.
Fu allora che iniziò tutto.
Non so se avete mai visto la serie di cui parlo, come non so se avete mai letto le opere di Doyle, ma ne rimasi a dir poco estasiata: ammirai il modo in cui erano riusciti ad ambientare il tutto ai giorni nostri senza modificare il carattere dei personaggi ed ammirai quella nota slash anche qui palese, ma non esagerata e quasi grottesca che avevo trovato nel film.
Fu così che innamorai della coppia della serie (e nella serie: non slasherò MAI Holmes e Watson del canone; certo, una persona potrebbe anche vedere alcuni comportamenti di Holmes sotto questa luce, ma non credo proprio che Doyle intendesse una cosa del genere).
E fu così, inoltre, che decisi che era giunto il momento di capire quanto avessi letto e quanto ancora mi mancava.
Come forse alcuni di voi sanno, io ho un’amica, Grazia, che ha a casa una biblioteca libreria fornitissima. E, tra questi titoli, c’erano tutti i capolavori di Doyle, che presi in blocco.
Sono tre mesi che non leggo altro che le avventure di Holmes e Watson. Per tre mesi è stato come avere due compagni di viaggio che, mentre ero seduta in treno o in pullman, mi raccontavano le loro avventure. E sì, ho finito per amare Holmes ancora di più di quanto credessi e a pormi la famosa domanda del come il mio rapporto con questo personaggio si sia evoluto tanto. Forse dipende dal fatto che, adesso, sono un po’ più simile a Holmes che a tredici anni, che posso comprendere meglio le sue frecciatine ironiche, che posso comprendere meglio il rapporto che lo lega a Watson e anche come dev’essere avere un amico del genere da parte del dottore. Ora, con questo non voglio dire che, se incontrassi una persona come Holmes, non la spiaccicherei contro il muro (perché, dai, una persona vera così, è da mandare al rogo!), ma sicuramente l’ammirerei proprio per quello che è. Com’è che si dice: sarebbe un rapporto di odio-amore. XD
Grazie a questa full immersion, inoltre, adesso aspetto con ancora più ansia la seconda serie di Sherlock, proprio perché m sono resa conto ancora meglio – come se già non lo pensassi – di quanto la serie fosse stata fatta bene: immaginate che nei gesti, nella voce, nello sguardo, mentre leggevo, pensavo ai due attori come se fosse normale. E sì, so che è normale quando vedi un film e poi leggi un libro, ma non così. Perché si vede palesemente che Cumberbatch si è preso i libri e se li è spulciati, analizzando ogni gesto del consulente investigatore, fin nel più piccolo particolare.

Di solito succede che, quando mangi o fai una cosa per troppo tempo, dopo un po’ ti scoccia e non ne vuoi più parlare. Beh, a me è successo il contrario. Dopo tre mesi intensi di lettura, quando stamattina ho chiuso l’ultimo romanzo, mi sono sentita come se avessi salutato degli amici che non vedrò più, anche se so che potrò rileggere le avventure di Holmes e Watson quando voglio e rivederli ben presto con i volti di Cumberbatch e Freeman.
E però quella sensazione di chiusura di un capitolo resta comunque ancora lì.

Bye bye, brain’s man.

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