Disgust

Eppure, io ci provo davvero a lasciar perdere e a dimenticare. Che ci si creda o meno.
Solo che non ci riesco.
È facile dire “Lascia perdere”, quando non sei tu la persona che è stata presa palesemente per il culo e trattata a merda da persone di cui ti fidavi; non sei tu che ti sei affezionata a tal punto ad una persona da perdonare comportamenti che, se ti fossero stati raccontati, avresti bollato come “imperdonabili” e la persona “da mandare a fanculo”.
Non è che io proprio provi odio. No, l’odio è una cosa troppo semplice. Io provo disgusto. Disgusto per persone che dicevano di essere mie amiche e che poi ci hanno messo poco a dimostrarmi che non è così, nonostante tutto quello che ho fatto per loro  – perché va bene essere buoni e fare del bene senza voler qualcosa in cambio, ma essere trattati a merda da qualcuno a cui hai dato tanto, non lo accetto: buona sì, ma scema e fessa no. E disgusto per me stessa. Io, che avevo giurato a me stessa che non mi sarei fidata più di nessuno, perché nessuno merita fiducia, mi sono lasciata fregare.
Ma adesso basta.
Basta fare la persona gentile, che puoi chiamare quanto ti pare se hai bisogno di un aiuto, ma non caghi due soldi nel momento in cui non ti serve più. Basta con i “se vuoi, posso…”; se vuoi, chiedi e, FORSE, posso. Ma anche no. Basta con le persone che sparlano di tizio davanti a te, e due secondi dopo tizio è il loro migliore amico – perché, sapete, non è che poi uno si fida più di voi, dopo. Mi fate schifo.
Mi verrebbe voglia di prendervi a mazzate, e urlarvi il mio disprezzo. Solo che poi ho paura di mettermi a piangere per la frustrazione e io odio che gli altri mi vedano piangere. E soprattutto, voi non meritate neanche mezza lacrima.
Vorrei tanto lasciar perdere questi sentimenti, e a volte credo di esserci riuscita. Solo che poi succede qualcosa – un sogno, un incontro sbagliato, un link su Facebook – che vanifica tutti i miei sforzi. E pensare che nessuno di voi merita tanti pensieri. Che spreco di tempo, il mio.
Ma un giorno, lo so, è solo questione di tempo, il fiume porterà i vostri cadaveri (metaforici, s’intende: non si sa mai passi qualcuno di qui e si faccia chissà che idee!) e io sarò in prima fila a godermi lo spettacolo, con i pop-corn in mano.
Per adesso, mi siedo qui e aspetto.

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