Destinazione Futuro

Oggi, durante l’ennesima lezione di formazione aggiuntiva, che dobbiamo fare nell’ambito della formazione per il Servizio Civile, abbiamo fatto un gioco che mi è piaciuto tanto e che vorrei comunicare anche a voi, proprio a causa delle belle sensazioni che mi ha lasciata anche dopo essere tornata a casa.
In realtà, più che gioco, si è trattato della creazione di una mappa mentale: attraverso le immagini, creare collegamenti tra i concetti.
In sintesi, la docente ci ha detto di disegnare un’immagine, con collegamenti, che rappresenti noi, in questo momento, della nostra vita, e di dargli un titolo.
Non aveva neanche finito la frase, che già l’immagine si era piantata nella mia mente. E così ho disegnato un treno, che correva sui binari; ogni tanto spuntava il cartello di una stazione e i binari s’intrecciavano tra loro S(uvvia, non ci vuole molto ad immaginare il tutto! Anche perché, secondo me, il disegno faceva così schifo che la vostra fantasia potrebbe fare meglio, credetemi! XD). Il titolo dell’immagine era, appunto Destinazione Futuro.
Ma cosa significava per me quell’immagine e perché mi era venuta subito in mente?
Che io adori i treni, penso che ormai lo sappiano tutti, tanto da averci persino scritto una storia su. Perciò, immaginare la mia vita come un treno è il prijmo pensiero che mi è venuto in mente.

Ogni treno ha la sua destinazione.
Del resto, quando prendi un mezzo, sai dove andrai: il treno della vita anche, ha una sua destinazione. Solo che spesso questa cambia: all’inizio non sai neanche di averla, una destinazione; altre volte, ci sali, vedendo dove ti porta o ti fermi alla prima stazione utile.
La mia vita, in questo momento, ha la sua stazione di arrivo. E questa è il mio desiderio di essere una bibliotecaria. E mentre viaggi, trovi tante altre stazioni: alcuni sono piccole, dove ci sono solo poche case, dove ti fermi giusto un po’, magari per ammirare il paesaggio e prendere una boccata d’aria; altre sono più grandi: magari conosci qualcuno, ti fermi a visitare la città e pernotti. Sono tutte le esperienze che ognuno di noi fa nella propria vita. E ogni esperienza ci lascia qualcosa, nel bene o nel male, ci fa conoscere tanta gente, ci arricchisce.
A volte, sono esperienze che fai per “fare curriculum”, potremmo dire, per formarti (volente o meno); altre volte invece sono città che ti attirano, ti fanno capire che magari è lì che vuoi stare e passare la tua vita. Hai trovato la tua destinazione.
Certo, può non essere quella iniziale; magari, stando in una città, ti rendi conto che il mare ti ha stufato; così, prendi una coincidenza e cambi itinerario, perché il tuo obiettivo è la montagna; poi magari la montagna ti stufa e vuoi tornare al mare.
Ecco, io la mia vita me la immagino così. Ho fatto tante esperienze finora, e tante altre voglio farne: ho visitato la stazione “Biblioteca”, e mi piacerebbe fermarmi, ma mi rendo conto che non posso ancora chiedere la residenza, così continuo ancora un po’ il mio viaggio e passo alla stazione “Archivio”; alla fine,  mi scocca questo mare di carte e così me ne vado in Giappone a vedere il Fujisan; ma il mare mi manca troppo e torno alle mie care carte, non senza aver imparato qualcosa dal popolo con gli occhi a mandorla.

In realtà, dal momento in cui ho pensato di disegnare il treno a quando l’ho veramente realizzato, mi è venuto in mente di usare altre immagini: un’ape che vola di fiore in fiore (ogni fiore rappresenterebbe le varie cose che faccio da cui apprendo qualcosa di nuovo), un’automobile o una persona che fa autostop. Che poi, alla fine, è anche un po’ simile come discorso.
Solo che, alla fine, ho scelto un treno. Perché, mentre in una macchina ci sono solo 5 posti, in un treno ce ne sono molti di più. E mi piace pensare che, da ogni città che visito, qualcuno possa decidere di andare con me, nella prossima città; poi, magari, nella successiva, si aggiungerebbe ancora qualcun altro, poi qualcun altro ancora; forse alla successiva qualcuno deciderebbe di cambiare strada, che vuol vedere la collina e allora scenderebbe dal treno, per prenderne un altro.
Potrebbe anche capitare di restare soli, in quel treno, per un po’. E allora, in quel caso, prenderei un libro – i miei amati libri che sono sempre con me quando viaggio in treno – e mi metterei tranquillamente a leggere. Potrebbe anche succedere che il treno, all’improvviso, si fermi nel nulla. Succede anche con i treni che prendo di solito per andare a Bari: a volte se ne sta fermo pochi secondi, altre volte un po’ di più. E lì, ti chiedi quando ripartirà, se mai ripartirà. E, se sei solo, hai un po’ di paura; ma se sei con gli altri, allora ci si fa coraggio a vicenda, finché arriva il capotreno e il treno riparte, fino alla prossima stazione.
Magari, proprio verso quella in cui poi ti fermerai.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.