Cronache di una servizio-civilista Parte Seconda: prime (!) impressioni

Nonostante, tra firme di presenza e varie ed eventuali, il calendario sia diventato, in questi giorni, il mio migliore amico, è solo per caso che oggi mi sono resa conto che sono quasi due mesi che ho iniziato il servizio civile.
A dirlo così, due mesi sembrano davvero tanti. E lo sono, quando non hai niente da fare o fai qualcosa che non ti piace.
E, invece, per me questi due mesi sono praticamente volati. Il primo pensiero, pensandoci, è stato «Ma come, di già? Me ne mancano meno di dici alla fine?» Che poi, in 10 mesi possono accadere un sacco di cose, ma il pensiero già mi fa star male.

Da questa introduzione – piuttosto inutile, direi: e su, dai, lo sapete che io adoro le introduzioni e gli incisivi inutili! – si può benissimo evincere quali siano  le famose prime impressioni che intitolano questo post. E cioè che io, quest’esperienza del servizio civile, la sto adorando.
Certo, la formazione generale è stata un’avventura ai limiti dell’assurdo, con, ehm, come dire? Momenti di discussioni piuttosto vivaci e allarmi bomba inesistenti, con compagni simpatici e interessanti, ma che non sono quelli del mio progetto – che, invece, non ho ancora avuto modo di conoscere (tranne alcuni, ripescati come me o conosciuti per altre vie), ma per questo aspetterò la formazione aggiuntiva di domani e quella specifica di chissà quando.

Dicevo, nonostante questi piccoli problemi logistici, questa esperienza mi sta piacendo. E tanto. Mi piace perché io in biblioteca, io sto bene e mi sento bene.
Ok, qualcuno starà pensando che la cosa dovrebbe essere abbastanza logico, visto che ho fatto domanda per quel progetto e per quella biblioteca in particolare; del resto, io ho studiato per lavorare in biblioteca, quindi è normale che dovrei essere contenta di lavorarci.
Ma in realtà non lo sono solo per questo motivo. Certo, qui la mia mania di mettere in ordine i libri non è vista come una cosa folle, come quando in una libreria o in fumetteria metto in ordine i volumi, anzi, è proprio quello che devo fare, ma… come spiegare? È proprio tutto l’insieme che mi piace.
Mi piace l’OLP che mi è capitato (anche se a volte non riesco ancora a capire se parli sul serio o se mi stia prendendo in giro XD); mi piacciono le bibliotecarie e la signora che c’è all’entrata, mi piacciono i ragazzi che studiano lì e con cui ho strinto amicizia (anche se, devo ammetterlo, ho anche il vantaggio di conoscere già qualcuno, tra compagni della scuola di APD e altre conoscenze pregresse), nonostante i tipi folli che circolano e che ti portano a chiedere se non è poi proprio vero che lettere e filosofia attira la gente strana; mi piacciono i momenti di stasi, in cui si parla di Murakami, di corsa, di tante cose e di niente; mi piace Bookresotrer, il programma che si usa per ritoccare i libri digitalizzati; mi piace trovare qualcuno con cui andare a pranzo in piazza Cesare Battisti (ora che ci sono le belle giornate) e prendere il caffè al bar dell’Ateneo (inutile, quello delle macchinette fa schifo in confronto a quello dell’archivio! U_U E costa pure di più!).
E poi mi piace l’Università, che mi è mancata sempre in questo anno; mi piacciono i professori, sempre gentili e cortesi, nonostante alcuni se la tirino troppo per i miei gusti, come se fossero degli Dei scesi in Terra. Mi piace avere tra le mani un libro scritto in francese o in  greco, e leggere quelle lingue le cui grammatiche sono praticamente certa di aver quasi dimenticato, oppure qualche testo che vorrei io stessa leggere, o libri che ho studiato, autori che ho amato e che mi fanno ricordare quanto ami la letteratura – di qualsiasi Paese. E mi piace persino avere tra le mani un tomo in russo, in tedesco, addirittura in arabo, mentre il pensiero vola a quelle persone che, invece, quelle lingue le conoscono bene e conoscono il significato di simboli a me sconosciuti. Mi piace vedere quali libri tornano dal prestito, perché magari sono testi che conosco, che ho studiato, che amo anche io, oppure che non sapevo esistessero e/o che avessimo in biblioteca. Mi piace arrampicarmi sulla scala e poi stare ferma un attimo sugli scalini più alti, (quando la scala permette un appoggio solido, ovviamente XD)  guardare verso il basso gli altri che si muovono ognuno perso nelle proprie ricerche.
Certo, mi piace un po’ meno quando Natale mi mette a digitalizzare libri enormi, soprattutto perché, con il caldo, stare vicino alla fotocopiatrice è una tortura, ma sempre meglio di stare all’entrata, di pomeriggio, quando non viene nessuno e tu ti chiedi come puoi passare il tempo e preghi che qualcuno – nella fattispecie, Natale con qualche commissione da fare o qualche studente bisognoso – venga a movimentare il tuo pomeriggio.
E, sì, mi piace sperare che domani  qualcuno venga da me e mi chieda «Ma tu, qui, ci lavoreresti per tutta la vita?». Inutile anche dire quale risposta mi piace pensare che darei.

Ok, forse è il caso di tornare con i piedi per terra – anche se questo elemento proprio non mi piace.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.